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Ok delle autorità Usa alla prima immunoterapia per il cancro della vescica

Ok delle autorità Usa alla prima immunoterapia per il cancro della vescica

Nel 2016 in Italia ci sono stati 26.600 nuovi casi

ROMA, 19 aprile 2017, 15:32

Redazione ANSA

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Tumori: ok autorità Usa a prima immunoterapia cancro vescica - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tumori: ok autorità Usa a prima immunoterapia cancro vescica - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tumori: ok autorità Usa a prima immunoterapia cancro vescica - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - La Food and Drug Administration (Fda), autorità statunitense per i farmaci, ha concesso l'approvazione accelerata per il primo trattamento di immunoterapia dei pazienti affetti da cancro della vescica avanzato o metastatico non idonei a chemioterapia.

Si tratta della prima e unica immunoterapia oncologica - mirata a risvegliare il sistema immunitario per combattere il cancro - approvata nel carcinoma della vescica avanzato come trattamento iniziale nei pazienti non adatti alla chemioterapia. In Italia, solo nel 2016, si sono registrati 26.600 nuovi casi per tale tumore.

Il carcinoma alla vescica è la forma più comune di carcinoma uroteliale e un paziente su due con malattia avanzata non è in grado di sottoporsi a chemioterapia come trattamento iniziale e presenta pertanto un'urgente esigenza medica insoddisfatta. La molecola immunoterapica atezolizumab è stata la prima immunoterapia approvata dalla FDA per questo tipo di tumore ed ha assunto il ruolo di terapia standard per i pazienti andati incontro a progressione della malattia dopo un trattamento con altri farmaci, prima o dopo intervento chirurgico, o a seguito di diffusione del tumore.

    Si tratta di una neoplasia che non ha visto grandi progressi scientifici per più di 30 anni: è il nono e più comune tumore in tutto il mondo, con 430.000 nuovi casi diagnosticati nel 2012 che si traducono in circa 145.000 decessi ogni anno. Gli uomini hanno una probabilità di contrarre il carcinoma alla vescica tre volte superiore rispetto alle donne, ed è tre volte più comune nei Paesi sviluppati che nei Paesi meno sviluppati.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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