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Un test degli occhi per capire i danni degli scontri del rugby

In Australia nuovo esame a pupilla atleti e sportivi

Redazione ANSA SYDNEY

Scienziati australiani hanno sviluppato un test 'obiettivo' per diagnosticare la concussione, un alto rischio negli sport di collisione come il rugby e le sue varianti popolari in Australia, la Rugby League o rugby a 13 e l'Australian Football League. Finora il rischio è stato quasi impossibile da diagnosticare obiettivamente, poiché i test correnti si affidano principalmente alle risposte dei pazienti, che spesso sono reticenti per non perdere la possibilità di giocare ancora.
    Il nuovo esame degli occhi, messo a punto dopo dieci anni di ricerche dalla School of Medical Research dell'Australian National University in Canberra, può individuare i sintomi diretti della concussione semplicemente misurando minuscoli cambiamenti nella risposta della pupilla alla luce. Il sistema visivo di una persona è particolarmente vulnerabile agli impatti della concussione, essendo connesso con circa metà dei circuiti cerebrali, spiega la responsabile del progetto, la neuroscienziata Rachel Jaros sul sito dell'ateneo. Il test può essere completato in pochi minuti, assicurando risultati immediati.
    "I pazienti guardano uno schermo da cui verrà una serie di stimoli luminosi. Non saranno necessariamente consapevoli di tali stimoli, mentre due cineprese misurano la risposta della pupilla", spiega Jaros. In base a tali risultati, i medici potranno determinare se un paziente ha subito una lesione cerebrale come la concussione.
    I medici sportivi hanno lamentato finora che i test correnti, spesso condotti sul campo, dipendono troppo dalle risposte del paziente a cui viene chiesto come si sente, e da test di memoria e di equilibrio, come stare in piedi su una sola gamba o camminare lungo una linea diritta. E li hanno paragonati ai vecchi test di sobrietà per gli automobilisti prima dell'avvento dell'etilometro. Potenzialmente i risultati possono essere determinati da come il paziente si sente, o se vuole davvero essere diagnosticato con concussione o no - osserva il direttore medico dell'Australian Institute of Sport, David Hughes.
   

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