Più ricerca, con una condivisione maggiore dei dati disaggregati per genere, un maggiore coinvolgimento delle istituzioni, anche grazie agli esempi 'virtuosi' già presenti, e più formazione, a partire dai medici di famiglia. Queste le azioni per promuovere una medicina genere-specifica, focalizzata sulle donne, individuate dagli esperti riuniti in un convegno organizzato dall'Istituto superiore di sanità.
A elaborare il 'manifesto' sono stati diversi tavoli di lavoro, a cui hanno partecipato tutti gli attori coinvolti, dall'Ordine dei Medici alle associazioni. "Bisogna innanzitutto cominciare a raccogliere e mettere a sistema tutti i dati disaggregati per genere, cosa che non sempre avviene e che permetterebbe di trovare eventuali differenze di genere, ad esempio nella risposta ai farmaci - spiega Walter Malorni, che ha organizzato il convegno e che dirige il neonato Centro di Riferimento per la Medicina di Genere -. Poi è fondamentale la formazione di genere nelle scuole di medicina. Vanno inoltre coinvolti gli enti locali, per mettere in pratica politiche uniformi in tutta Italia, magari partendo dagli esempi virtuosi che già ci sono, come quello della Toscana, mentre altre realtà come il Lazio sono ancora indietro".
Dal punto di vista della ricerca, ha sottolineato Malorni, ci sono ancora molti punti oscuri. "Spesso vediamo delle differenze, ad esempio nei tassi di malattie, ma non conosciamo cosa li provoca. Per questo la vocazione principale del Centro sarà proprio la ricerca, con gruppi che lavoreranno su diversi aspetti, dalla tossicologia allo studio di biomarcatori, all'oncologia alle malattie cardiovascolari per arrivare agli stili di vita e alle malattie infettive, inclusa la risposta ai vaccini che è migliore nelle donne".