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I luoghi in cui viviamo influenzano il controllo del diabete

I luoghi in cui viviamo influenzano il controllo del diabete

Per chi vive in zone residenziali probabilità 2,5 volte maggiore

ROMA, 04 aprile 2018, 18:42

Redazione ANSA

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I luoghi in cui viviamo influenzano il controllo del diabete - RIPRODUZIONE RISERVATA

I luoghi in cui viviamo influenzano il controllo del diabete - RIPRODUZIONE RISERVATA
I luoghi in cui viviamo influenzano il controllo del diabete - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il luogo in cui vivi influenza il controllo del diabete. Il primo studio che esamina direttamente questa relazione è stato condotto sugli abitanti di New York e pubblicato sull'American Journal of Epidemiology.
    L'eccesso di zucchero nel sangue è sintomo di diabete e l'emoglobina glicata è un test di laboratorio che serve per misurarne la concentrazione media durante gli ultimi tre mesi.


    Nel 2006, il Dipartimento di salute e igiene mentale della città di New York ha introdotto la segnalazione obbligatoria dei livelli di emoglobina glicata della popolazione in un apposito registro di salute pubblica. Utilizzando questi dati, i ricercatori della Mailman School of Public Health della Columbia University hanno analizzato diverse volte, nell'arco di 7 anni (dal 2007 al 2013), i valori dei questo test in 182.756 adulti di diverse etnie. Ne è emerso che chi viveva in quartieri residenziali aveva una probabilità due volte e mezzo maggiore di avere buon controllo glicemico (sotto il 7%) rispetto alle persone che vivevano nei quartieri con condizioni socioeconomiche più svantaggiate.

E questo anche grazie alla maggior presenza di punti vendita alimentari salutari e a una maggiore presenza di aree pedonali. Il trasloco da zone più povere a zone più benestanti, inoltre, era correlato al miglioramento del controllo del diabete, l'inverso era invece accompagnato da peggioramento. "Lo studio - commenta Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid)- mostra sul controllo della malattia quanto altre indagini avevano dimostrato sui fattori di rischio. Ovvero che le classi sociali più ricche che vivono in quartieri più benestanti fanno più attività fisica e hanno una alimentazione meno ricca di junk food. Oltre ad avere accesso a cure migliori". Per questo, conclude, "servirebbero maggiori interventi di salute pubblica nelle aree più svantaggiate".
   

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