Al traguardo di una delle gare
più massacranti, quella dell'Ironman, anche con il diabete. E
che problema c'è? Nessuno. Samuele Fenu, di 38 anni, di origine
sarde, affetto da diabete mellito di tipo 1 dall'età di 12 anni,
ha concluso a Zurigo la gara regina del triathlon. Dimostrando
che anche con questa patologia si possono compiere delle vere
imprese sportive. Le difficoltà sono tutte nei numeri: 4
chilometri di nuoto, 180 in bicicletta e 42 di corsa finali.
"Ci sono volute 13 ore per arrivare alla finish line, tanti
mesi di preparazione, con 12/15 ore di allenamento settimanale,
dove mi sono concentrato sempre sullo scopo mai pensando al
risultato – spiega Fenu - studiando le reazioni del mio corpo,
capire di cosa avesse bisogno, ma soprattutto adattarlo ad uno
sforzo simile tenendo sotto controllo la glicemia".
Un'esperienza indimenticabile.
"E' stato uno dei giorni più intensi della mia vita, una
grande festa - racconta Fenu -. Ho fatto quasi tutta la
preparazione da solo, per cui ritrovarmi a nuotare, correre e
pedalare insieme a tante persone ha trasformato la fatica in
energia positiva (almeno per gran parte della gara), e nei
momenti di difficoltà che ho attraversato durante la corsa
soprattutto negli ultimi 20 km, la mia famiglia, la mia ragazza
e amici lungo il percorso mi hanno supportato, e aiutato
mentalmente a trovare le risorse necessarie per arrivare alla
tanto sognata finish line".
Uno sforzo, ma anche un messaggio. Fenu ha gareggiato con il
logo dell'associazione 'I love diabete'. E' una Onlus che si
occupa, a livello nazionale e nelle singole regioni, di
promuovere l'attività sportiva in casi di patologia. "Il
messaggio che vorrei condividere - precisa Fenu - è che con
cuore, determinazione e sacrificio si può arrivare ovunque, con
il diabete si può fare tutto e molto di più, preparandosi bene
senza sottovalutare nessun particolare ed ascoltando sempre il
nostro corpo".
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