ROMA - La Cina, scriveva tre anni fa il Times, ha uno sogno: far diventare Shanghai la Detroit del ventunesimo secolo. Aspirazione ancora lontana e forse irraggiungibile per ciò che riguarda i modelli progettati in quel Paese e destinati al mercato interno, ma più che giustificata riguardo ai capitali investiti dall'industria cinese nel settore automotive. E non solo nell'area di Shanghai. Lo conferma la notizia annunciata oggi dalla Geely, il più grande gruppo automobilistico privato della Cina, dell'acquisizione del 49,9% della malese Proton e, di conseguenza, del controllo della britannica Lotus di cui Proton deteneva il 50,1%. La scelta dei cinesi di Geely di acquisire Proton arriva dopo un tender lanciato dal Governo malese un anno fa per raddrizzare le sorti della Proton, che nel 2012 era stata acquistata dalla DRB Hicom pur se oberata di debiti ed in cui lo stesso Governo aveva 'iniettato' 266milioni di euro di fondi pubblici. Alla gara per vedersi assegnare la quota del 49,9% della Proton avevano partecipato 15 costruttori mondiali, ma i canditati si erano ristretti a quattro: Geely, PSA, Renault e Suzuki.
L'acquisizione del controllo della casa sportica inglese da parte dei cinesi di Geely promette però di essere solo l'ultimo tassello dell'avanzata del Paese della Grande Muraglia sul mercato automobilistico europeo. La stessa Geely nel 2010 aveva già acquistato da Ford la Volvo e, da allora, ha sviluppato il business come mai prima erano stati capaci di fare i precedenti proprietari sia svedesi che americani. Ma i casi - alcuni fortunati, altri meno - di acquisizioni da parte dei cinesi in Europa sono numerosi: nel 2004, ad esempio, la SAIC (Shanghai Automotive Industry Corporation) tentò di entrare in possesso del 70% di MG Rover, che era passata sotto il controllo di Bmw, ma la commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme bocciò il progetto affermando che se la Casa bavarese non era riuscita a rilanciare MG Rover, non era egualmente possibile che lo facesse SAIC. Successivamente il solo marchio MG è stato rilanciato dalla Shanghai Automotive Industry Corporation, che si appresta ora a tentare il ritorno in Europa nei mercati extra Gb. Un esempio di successo è invece quello del fabbricante cinese di componentistica Wanxiang che ha acquistato a un'asta la fallita Fisker Automotive e ora produce le vetture sportive ibride con il marchio Karma. Ed è certamente destinata a crescere la presenza di Dongfeng nell'azionariato di PSA (attualmente al 14,1% di quota) con l'ingresso nel Gruppo francese di Opel.