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Corte Ue, Uber servizio trasporto, va regolamentato

Deve essere escluso da applicazione libera prestazione di servizi

Redazione ANSA

Uber è un servizio di trasporto, e spetta quindi agli stati membri regolamentarlo come tale. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue. Di conseguenza il servizio di messa in contatto con conducenti non professionisti fornito dalla piattaforma online deve essere escluso dall'applicazione della libera prestazione dei servizi nonché delle direttive Ue sui servizi e sul commercio elettronico. 

Secondo i giudici di Lussemburgo un servizio d'intermediazione come quello di Uber, che mette in contatto via app e dietro retribuzione conducenti non professionisti utilizzatori della propria auto con persone che desiderano effettuare uno spostamento, "deve essere considerato indissolubilmente legato a un servizio di trasporto e rientrante, pertanto, nella qualificazione di 'servizio nel settore dei trasporti'". Non si possono quindi applicare le norme che valgono per la libera prestazione dei servizi né per il commercio.

E' quindi "compito degli stati membri disciplinare le condizioni di prestazione di siffatti servizi nel rispetto delle norme" Ue. La Corte dichiara, innanzitutto, che "il servizio fornito da Uber non è soltanto un servizio d'intermediazione" in quanto il fornitore "crea al contempo un'offerta di servizi di trasporto urbano". L'app di Uber, infatti, "è indispensabile sia per i conducenti sia per le persone che intendono effettuare uno spostamento", oltre al fatto che Uber esercita "un'influenza determinante sulle condizioni della prestazione dei conducenti".

Lussemburgo conclude quindi che il servizio fornito da Uber "deve essere considerato parte integrante di un servizio complessivo in cui l'elemento principale è un servizio di trasporto" e non un servizio digitale. Di conseguenza non si applica in questo caso la direttiva Ue sul commercio elettronico e nemmeno la direttiva servizi nel mercato interno. Per lo stesso motivo Uber non rientra neppure nella libera prestazione dei servizi in generale, ma nella politica comune dei trasporti. E finora, ricorda la Corte, i servizi di trasporto non collettivi in area urbana così come i servizi collegati quali Uber "non hanno portato all'adozione di norme comuni Ue sul fondamento di tale politica".

Uber: sentenza Ue non comporta cambiamenti
In Paesi presenti operiamo secondo legge sui trasporti
"Questa sentenza non comporterà cambiamenti nella maggior parte dei paesi dell'Ue dove già siamo presenti e in cui operiamo in base alla legge sui trasporti". Così un portavoce di Uber commenta la sentenza della Corte di giustizia Ue. "Tuttavia, milioni di cittadini europei ancora non possono utilizzare app come la nostra. È arrivato il momento di regolamentare servizi come Uber, come anche il nostro Ceo afferma, ed è per questo che continueremo il dialogo con le città di tutta Europa, con l'obiettivo di garantire a tutti un servizio affidabile a portata di clic".

Uber: Eurostat, in Italia solo 4% prenota trasporto online
Media Ue è 8%. Il 17% prenota alloggi sul web da privati
In Italia sono il 4% delle persone a usare siti web o applicazioni per organizzare un servizio di trasporto online tra privati, contro una media Ue dell'8% e con picchi registrati nel Regno Unito (27%) e in Estonia (20%). Sono dati di una rilevazione Eurostat relativa al 2017. Più alta, sia in Italia sia in Europa, la percentuale di persone che prenota online un alloggio, sempre tra privati: il 17% in entrambi i casi. La prenotazione di un alloggio sul web o tramite app o social network, emerge dai dati, è più comune tra individui di età compresa tra 25 e 54 anni (22%), mentre per quanto riguarda il trasporto tende ad essere più popolare tra le generazioni più giovani (14% tra i cittadini compresi tra i 16 e i 24 anni).

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