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Auto elettrica, boom investimenti ma diffusione limitata

Crollo diesel causa aumento CO2, timori per filiera

dell'inviato Francesco Fabbri MILANO

Morte dei motori diesel, resurrezione di quelli a benzina e attesa dell'elettrico per tutte le tasche: sono uesti, in sintesi, i dati messi in evidenza dal dal Global Automotive Outlook presentato da AlixPartners nell'ambito del Forum Automotive in corso a Milano Gli investimenti delle case automobilistiche sull'elettrico, si legge, sono sempre più consistenti ma la penetrazione è decisamente limitata. Nel contempo, il crollo dei diesel ha favorito le vetture a benzina, con un deciso aumento di CO2. Il quadro è impietoso: il motori a gasolio, che equipaggiavano il 50% delle vetture e dei veicoli commerciali leggeri, sono già adesso crollati al 36% (dato 2018) e si ridurranno al 10% nel 2030. Già nel 2025 è previsto un esangue 19%.

Auto elettrica,boom investimenti ma diffusione limitata

 

Secondo lo studio, gli investimenti complessivi delle case automobilistiche sull'elettrico raggiungeranno i 225 miliardi di dollari nel 2023, con un'offerta di modelli in Europa che passerà dagli attuali 62 modelli (ibridi plug-in ed elettrici) a oltre 230. La diffusione di vetture elettriche però, è destinata nel breve periodo a rimanere limitata e il repentino calo delle motorizzazioni diesel è andato finora a favore di vetture a benzina. "Di questo passo - spiega lo studio - sarà difficile raggiungere gli obiettivi di emissioni medie delle flotte imposti per il 2020 (95 gr CO2/km) e il 2025 (81 gr/km) con conseguente impatto negativo sui conti delle case costruttrici.

"Sono obiettivi sono fin troppo ambiziosi - è il grido d'allarme comune, con un chiaro cenno alla gestione politica dell'intera vicenda - rispetto alla sostenibilità delle tecnologie attuali".

La rivoluzione elettrica - è l'altro timore - potrebbe produrre anche un potenziale calo del 20% dei ricavi per concessionarie e officine di autoriparazione, in virtù del progressivo spostamento a vetture elettriche con costi e frequenza di manutenzione sensibilmente ridotti. Senza contare che il comparto diesel è fonte di lavoro per In Italia nel 2025 i diesel saranno soltanto il 36%, in continua discesa (16% nel 2030), a tutto vantaggio delle motorizzazioni ibride, mentre le vetture elettriche si attesteranno all'8% (13% considerando anche le ibride plug-in) Tutto nero, allora? Dipende: rispetto agli scorsi 9 anni, si prospetta una ripresa dell'industria automotive ancorché appena accennata. Il timore vero è quello della 'marginalità', che i fornitori vedono in netta contrazione. Aumento dei volumi, dunque, ma pochi profitti. Per l'after market, il problema è che l'elettrico richiede meno manutenzione, con tutto quello che ne consegue.

Lo studio sottolinea anche come l'industria automobilistica si appresti ad attraversare 'un deserto del profitto' a causa degli investimenti per il passaggio all'elettrico e all'autonomo, degli obiettivi di riduzione della CO2 e del rallentamento dei mercati chiave a livello globale. Alzando lo sguardo al mondo, è infatti evidente il cambiamento del panorama. La Cina, negli ultimi 8 anni driver della crescita, si appiattirà sull'1,6%. L'Europa resterà stabile, gli Usa anche. Si affaccia prepotente l'Asia meridionale, zona con margini di sviluppo molto ampli. Attesa una ripresa del mercato in Sud America, in sofferenza negli ultimi anni. Il mercato del futuro, insomma, cresce poco e il 'motore' non sarà più la Cina ma l'Asia del Sud. In Italia, area da 2 milioni di vetture vendute l'anno su oltre 40 mln di circolanti, il mercato resterà piatto ma cambierà il tipo di vettura. Si consolida la scelta di Suv e corssover, che erodono il settore delle auto compatte: questo comparto scenderà dal 50 al 40 percento. 

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