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Tempo Libero

Mangiare i videogiochi, da ricette a show è tendenza

Chef stellato porta a tavola Far Cry 5, e da Nerdy Mummies ai dolci di Zelda, ormai è un filone

Cupcake Pachimari da Overwatch di Rosanna Pansino © ANSA
  • di Federico Pucci
  • 31 marzo 2018
  • 11:28

Dai funghi di Mario alle ricette che Link può preparare sul fuoco in Legend of Zelda: Breath of the Wild, la storia del videogioco ha sempre avuto a che fare con il cibo. Negli anni una cultura nerd sempre più globale e pop ha unito videogioco e cibo in maniere sorprendenti e spesso giocose. Come i libri di ricette ispirati a World of Warcraft e Hearthstone scritti da Chelsea Monroe-Cassel e pubblicati in Italia da Magic Press: si tratta di due progetti che celebrano l’immaginario delle due serie pubblicate da Blizzard Entertainment, cercando di rendere vivo un mondo come quello di Azeroth con pasticci di carne, pani speziati, zuppe e costolette, costruendo un intero sistema di gusti (per lo più ispirato alle tradizioni mitteleuropee) che porti in tavola quelle atmosfere, dai misti di spezie agli antipasti fino ai dessert.

La passione per la cucina e per i videogiochi si è incontrata anche in forme meno ambiziose e decisamente più scherzose, come nel caso della cuoca americana nonché celebre YouTuber Rosanna Pansino, che da sei anni a questa parte pubblica nel suo seguitissimo canale per i suoi quasi 10 milioni di follower ricette ispirate ai videogame e alla cultura nerd in generale nel suo show ‘Nerdy Nummies’: si tratta perlopiù di dolci che, con l’aiuto delle glasse colorate e un po’ di fantasia, prendono la forma delle rupie di Zelda, del cappello di Mario o dei Pachimari di Overwatch, o sono joystick commestibili, o pizze a tema Angry Birds.

Tuttavia, con il maturare del medium, è normale che arrivino modi nuovi e più consapevoli di omaggiare un videogioco in cucina. Ed è proprio questo che ha fatto Lorenzo Cogo, giovane chef del ristorante stellato El Coq di Vicenza, prendendo ispirazione da Far Cry 5, ultimo titolo di una delle più fortunate serie di Ubisoft pubblicato il 27 marzo.

Set del gioco è il Montana dove il protagonista, neo-eletto vice sceriffo dell’immaginaria Hope County, deve fare i conti con una setta di fanatici ossessionati dall’apocalisse e dall’immaginario biblico, il Progetto Eden’s Gate, che minaccia l’intero pianeta e che ha preso controllo della contea al seguito dei dettami millenaristi del loro leader, il predicatore eretico Joseph Seed. Muovendosi tra i boschi, cercando di formare una resistenza e - per la prima volta nella storia del franchise - anche lavorando in modalità cooperativa, mentre elimina la minaccia estremista, il giocatore dovrà vivere a contatto con la natura e risvegliare la comunità.

Sono proprio queste due le ispirazioni principali che Cogo ha seguito nel menù ispirato a Far Cry 5, che per l’occasione ha passato del tempo a fare ricerca proprio in Montana. Il risultato sono tre piatti che fra le varie contaminazioni raccontano un mondo, quello dell’America più profonda e isolata, fatta di piccoli centri urbani, di diner. A partire dal gravy, presenza immancabile nelle cucine americane di cittadine, cioè il sugo di carne addensato con la farina, che nella reinterpretazione di Cogo diventa un pacchero fatto in casa al forno con sugo di cervo, uno degli animali che si va a cacciare giocando al titolo. Quindi, ispirato da una giornata di pesca sul fiume Yellowstone e da una delle possibili attività del gioco, Cogo ha ideato un piatto di trota con maionese di ginepro, arbusto che abbonda nelle foreste nordamericane. Infine, il piatto forte direttamente tratto dalle ambientazioni più oscure del gioco è la “comunione di Joseph”, una tartare di cuore di vitellone con prugne servita tra due particole sconsacrate. Si tratta dell’azzardo più audace del menu, ma allo stesso tempo il piatto che più di ogni altro richiama da vicino l’atmosfera irriverente, estrema e sopra le righe di Far Cry 5: così, mentre il videogame diventa un’arte sempre più consapevole e pronta a trattare temi sensibili, come in questo caso il fanatismo religioso, anche il modo di reinterpretarlo fuori dallo schermo si affina, non più questione soltanto di colori sgargianti e riproduzioni fedeli, ma un gioco con le memorie gustative e le sinestesie.

 

  • di Federico Pucci
  • 31 marzo 2018
  • 11:28

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