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In Italia aumentano i non lettori, il motivo? 30% non ha tempo

In Italia aumentano i non lettori, il motivo? 30% non ha tempo

Indagine Istat, oltre 22 milioni non hanno letto nel 2015

MILANO, 11 marzo 2018, 21:17

di Mauretta Capuano

ANSACheck

Una donna si rilassa leggendo foto Martin Dimitrov iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una donna si rilassa leggendo foto Martin Dimitrov iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una donna si rilassa leggendo foto Martin Dimitrov iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Italia aumentano i non lettori e il 30% non legge per mancanza di tempo. In particolare questo motivo è indicato dal 31,8% degli uomini e dal 27,7% delle donne. Sono i primi dati dell'indagine Istat presentata a Tempo di Libri, nel secondo giorno della fiera internazionale dell'editoria di Milano, che si svolgerà fino al 12 marzo a fieramilanocity.
    Dai dati emerge che il 23,7% di chi non legge preferisce altri svaghi rispetto ai libri, il 15,9% ha motivi di salute che allontanano dalla lettura ("non ci vedo bene, età anziana") e il 9,1% è troppo stanco dopo aver svolto altre attività. Il motivo economico ("i libri costano troppo") è scelto invece dall'8,5% dei non lettori. Televisione, radio, pc, cinema hanno la prevalenza sui libri per il 6,5% dei non lettori.
    La ricerca delinea anche l'identikit delle persone che non leggono. E chi sono i non lettori? Oltre 22 milioni di italiani non ha letto libri nel 2015, vale a dire il 39,3% di persone con più di 6 anni che non hanno letto (per motivi non strettamente scolastici o professionali). Una percentuale in aumento rispetto al 37% registrato nel 2006 e al 36,7% del 2010. Il calo è più forte tra gli uomini. Nel 2015 i non lettori maschi erano il 45,2%, in aumento rispetto al 41,6% del 2006 e al 41,5% del 2000. Anche le non lettrici donne sono cresciute: erano il 33,7% nel 2015 contro il 32,7% nel 2006 e il 32,2% nel 2000.
    Inoltre, la non lettura aumenta con l'età: tra gli 11-14enni i non lettori sono il 25,7% dei ragazzi e il 17,7% delle ragazze, percentuali che salgono tra i 45-54 anni al 44,2% degli uomini e al 29,4% delle donne, tra i 60-64 anni toccano il 45,7% per i maschi e il 31,4% per le donne.
    La scarsa propensione alla lettura è legata anche al livello di istruzione: indici di non lettura più alti si trovano tra le persone che hanno la licenza elementare, il 78,4% degli uomini e il 63,5% delle donne, rispetto ai laureati, il 12,3% degli uomini e il 9,7% delle donne. "Cade anche l'affermazione - dice il presidente dell'Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi- che una delle ragioni della non lettura sia l'elevato prezzo dei libri, dato che solo l'8% risponde in questo modo, o che lo sia la concorrenza di televisione, radio, nuove tecnologie che vengono indicate solo dal 6% dei non lettori come ragione del loro disinteresse verso i libri". "La mancanza di tempo - spiega Levi - è sempre stata la motivazione principe che i non lettori portano per giustificare il loro rapporto con il libro e la lettura. È certamente vero, soprattutto all'interno degli odierni ritmi di lavoro, spostamento, occupazione del tempo. In realtà credo che dietro questa affermazione si nascondano delle dinamiche più complesse". "E' curioso che la giustificazione della non lettura per il poco tempo a disposizione sia più alta tra gli uomini rispetto alle donne, che hanno anche il cosiddetto tempo di cura a loro sfavore. Dietro questo dato penso ci sia piuttosto un disinteresse verso la lettura più in generale che non si vuole dichiarare, un posizionamento del libro e dell'attività del leggere vissuto come qualcosa di non completamente positivo. Se questo è vero diventa centrale il ruolo che i soggetti delegati alla socializzazione della lettura, e in primo luogo scuole e biblioteche, dovranno svolgere nei prossimi anni". "Sono convinto - sottolinea il presidente dell'Aie - che un impegno più continuativo di quanto non si sia fatto negli ultimi anni, risorse maggiori investite in infrastrutture per la lettura o in campagne capaci di far comprendere l'importanza che questa attività ha per l'individuo e per il sistema Paese possano migliorare in modo significativo questi dati".
   

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