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Moda

L'uomo, ritorno al classico ma sostenibile e romantico /SPECIALE MILANO MODA UOMO

Giacche e cappotti pensati per durare, pochi pezzi ma essenziali

Milan Fashion Week, Gucci © ANSA
  • Di Gioia Giudici
  • MILANO
  • 14 gennaio 2020
  • 21:57

Meno streetwear, più sartoriale, via piumini e sneakers, dentro giacche e cappotti: è il ritorno al classico a dettare la linea delle giornate milanesi dedicate alla moda uomo del prossimo inverno.
    Sarà che nella vita c'è bisogno di certezze, come dice SIlvia Venturini Fendi, ma l'abito del papà, persino del nonno, non è mai stato così in spolvero. Una tendenza che incrocia l'altro grande leit motiv di stagione, la sostenibilità, con un po' tutti gli stilisti che fanno a gara a spiegare che questi sono vestiti fatti per durare, pensati per essere indossati una vita, alla faccia del fast fashion che ci vuole sempre pronti all'acquisto, perché tanto costa così poco che quasi non vale la pena nemmeno mettere un capo in lavatrice prima di passare a quello successivo. Ma vuoi mettere quando hai un bel cappotto dal taglio perfetto, in uno di quei tessuti che sembrano più belli di anno in anno come il Casentino, magari in una fantasia maschile intramontabile come il Galles o il pied de poule? Ecco, è questo il messaggio che vorrebbero passare gli stilisti alle giovani generazioni, che da un lato sono interessate alla sostenibilità e dall'altro sono cresciute a sportswear e tendenze che durano lo spazio di uno stagione. Ai figli della società liquida, la moda chiede lo sforzo di immaginare un amore a lungo termine, fatto di valori come i tessuti spesso riciclati ed ecosostenibili, e di parole desuete come durevole. Certo, mica si può proporre il sartoriale del nonno o dell'aristocratico inglese così, come il tempo non fosse passato. E l'esercizio è quindi quello di attualizzare quei codici di eleganza all'oggi, passando per nuovi tagli e tessuti o uno styling accattivante. Così magari il completo perfetto- va da sé che oggi la giacca è completamente svuotata e destrutturata, spesso comoda come un cardigan anche quando è a doppiopetto - oggi non si porta con la camicia e la cravatta, ma con una polo con la zip in cashmere, un dolce vita, una serafino, un lupetto a piccole fantasie, persino con un gilet messo sulla pelle nuda. E non si abbina al cappotto, ma magari al giubbino sportivo più corto del blazer, come se un giovane rubasse il completo del padre per il suo primo colloquio e uscisse di casa così. Senza dimenticare che oggi servono capi sempre più funzionali e tecnologici, e allora ecco giacche e cappotti che si frazionano per più occasioni di uso (lungo, corto, maniche lunghe, maniche corte, basta una zip) o che si arricchiscono di tasche e accessori per fare spazio alle cuffie e al cellulare.
    Non sfuggono alla tendenza i pantaloni, con pochissimo denim, surclassato dal velluto, anche a coste, persino simulato da altri materiali come il cotone. È un gioco che rimbalza da una collezione all'altra quello del tessuto che sembra una cosa e invece non lo è, e spesso accade con la pelliccia, sostituita dalla lana, come chiedono i consumatori di oggi. Se per una ricerca di Edelmann chi compra pensa che i grandi brand possano fare per il pianeta più dei governi e della politica, la moda - che sa bene quanto costi un passo falso - risponde alla generazione Greta con un upcycling totale, che parte dai tessuti e dall'eleganza di un tempo per arrivare a immaginare il classico del futuro, un nuovo guardaroba fatto di pochi pezzi essenziali capaci di superare la prova del tempo. E cosa c'è di più romantico - altro grande tema di stagione - che pensare che qualcosa sia per sempre? 
   

  • Di Gioia Giudici
  • MILANO
  • 14 gennaio 2020
  • 21:57

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