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Moda

L'alfabeto della moda, alla B di ballerine ad esempio...

Non un vocabolario ma consigli di eleganza e curiosità

L' Alfabeto della moda di Sofia Gnoli con illustrazioni di Aldo Sacchetti © ANSA
  • Patrizia Vacalebri
  • ROMA
  • 01 aprile 2019
  • 20:26

    Gli abiti bon ton femminili tipici del perbenismo medio borghese anni Sessanta indossati da Catherine Deneuve in Bella di giorno, i travestimenti "camp" (stile a base di capi di vinile o alluminio e calze animalier) di David Bowie, i cappellini color sorbetto della regina Elisabetta: tra consigli d'eleganza, curiosità e qualche succoso gossip, "L'Alfabeto della moda" di Sofia Gnoli, non è un vocabolario di settore come ingannevolmente il titolo indurrebbe a pensare, ma descrive l'atmosfera attorno a un certo tipo di abito, di accessorio o di stile.
    Nel volumetto illustrato da Aldo Sacchetti (Carocci Editore, 208 pp, 14 euro), tornano alla memoria arbitri d'eleganza, creatori di moda e stelle del cinema, che hanno suggerito a milioni di donne come vestire, camminare, dissimulare i propri difetti. Da Gabriele d'Annunzio a Diana Vreeland, da Coco Chanel a Mae West, che affermava: "mi fanno ridere le donne che vogliono governare il mondo sole, senza uomini chi tira su la chiusura lampo sul dietro di un abito?".
    Insomma, il libro di suggerimenti e aneddoti di Sofia Gnoli, e in un momento di totale assenza di regole aiuta perlomeno a sorridere e a tenere alto il morale.

   Ecco un piccolo estratto partendo dalla lettera B come BALLERINE. Chi l'ha detto che sono sexy solo i tacchi alti? Si chiede l'autrice del libro. "...anche le ballerine hanno un loro, forse anche più forte perchè meno diretto, potere seduttivo. Conferiscono un'andatura aggraziata ma non traballante, hanno un'aria leggera ed eterea, rivelano l'attaccatura delle dita, sono certamente più 'silenziose' dei tacchi alti. e come spiegava Diana Vreeland, severa e temutissima teorica del gusto, molto più eleganti. "La quintessenza dell'eleganza in una signora" scriveva infatti Vreeland nelle sue memorie, "consiste nel passo silenzioso. Sapete che feci allontanare da Vogue una brillante dipendente a causa del suo modo in cui camminava, che rumore quei tacchi! Andò a vivere a Parigi dopo che le ebbi parlato. Le dissi: "Non sopporto più il rumore dei tuoi passi". Il suo problema era sicuramente una rabbia contenuta ed inespressa che si rivelava tutta in quel passo pesante e ggressivo". Se non riuscite a farlo, allora andate a Parigi! Come disse Napoleone: Va a Parigi e diventerai una donna".

   C come CAMP. Lucente siderale con tocchi glam. La moda ha un lato trasgressivo e stravagante, una sorta di attitudine psichedelica che, rifacendosi al mito di una bellezza intesa come astrazione della vita quotidiana, sembra alludere ai mille travestimenti di David Bowie. Nella sua caleidoscopica galleria di personaggi infatti, Bowie è stato il profeta di uno stile unico, fatto di tocchi metallizzati e dettagli glitter. Lurez, lycra, lamè e paillettes sono i prioncipali ingredienti del suo look. Si tratta di un mood che si condensa in quattro lettere: "camp". "Camp - scriveva la giornalista Lietta Tornabuoni nel 1966 sulle pagine dell'Europeo - è portare abiti di vynile e alluminio che luccicano di totale argenteo splendore; è possedere calze di leopardo, una collezione di farfalle, un guscio di tartaruga marina, una Rolls Royce Silver Ghost del 1909. Camp dice con serietà la commessa ragazzina "significa diverso, molto diverso". Nel 2013 a evocare queste atmosfere, oltre a The Next Day, penultimo album della rock star scomparsa nel 2016, è arrivata una grande mostra londinese, David Bowie Is (Victoria and Albert Museum). Tra gli oltre 300 pezzi non mancavano alcuni dei più visionari costumi di Bowie. Dagli zatteroni effetto Carmen Miranda, all'iconica tuta dell'era Ziggy Stardust Tour (disegnata nel 1972 da Freddie Burretti) fino allo scintillante costume creato da Yohji Yamamoto nel 1973 per Alladin Sane Tour.     

   I come INTIMO. "Parlare di moda e non citare la biancheria intima è come leggere un thriller di Ian Fleming  senza James Bond. Così come Bond dà forma all'ultimo trionfo, la lingerie è l'agente segreto che ti modella per il successo", Parola di Edith Head, la costumista più amata e premiata del cinema Hollywoodiano, che considerava la biancheria intima la base di ogni trionfo. Christian Dior, tiranno della moda le dava ragione quando affermava: "nessuna mise sarà mai perfetta se la biancheria intima non calza a pennello. Una bella lingerie è òa base dell'eleganza". 

  • Patrizia Vacalebri
  • ROMA
  • 01 aprile 2019
  • 20:26

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