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Lusso

Viaggio tra i cantieri italiani dei giga yacht

Perini Navi, Baglietto, Benetti scafi da sogno per i paperoni nel mondo

Giga yacht Baglietto © ANSA
  • di Agnese Ferrara
  • 29 maggio 2019
  • 17:38

Il mercato della nautica di lusso vale circa 8,5 miliardi di euro e segna una crescita del 12 % negli ultimi 5 anni (dati Deloitte/Nautica Italiana). Nel 2018 sono stati fabbricati 160 super yacht (la metà va dai 30 ai 40 metri), 19 in più rispetto all’anno precedente e l’Italia è leader mondiale dei grandi yacht con una quota del 46% degli ordini di super-yacht .  Ecco il nostro viaggio tra i cantieri italiani degli scafi da sogno.

  

L’elegante signora ha superato i 60 anni, è italiana (stretto riserbo sul nome) e il suo ketch a vela di 50 metri di Perini Navi è al cantiere natio di Viareggio per il ‘refit’. L’esperta velista, che ama andare in vacanza con figli e nipoti, ha voluto che il nuovo eco-tender fosse la copia identica del suo amato veliero ma riprodotta in scala (è lungo 25 metri). Tender e ketch, affiancati l’uno all’altro, prolungano la ‘casa galleggiante’ per tutta la comitiva e col motoscafo lei e ragazzi si inoltrano nelle aree marine protette e a ridosso delle coste per fare bird watching perché ha un motore ibrido, 100% ecologico. In occasione del recente Versilia Yachting Rendez-Vous, fiera dedicata all’alta gamma della produzione nautica internazionale, svolto ultimamente a Viareggio, i cantieri navali dell’area (Viareggio, Livorno e La Spezia, fra i distretti nautici più importanti del mondo) hanno aperto i cancelli alla stampa per mostrare qualche segreto sui mega e giga yacht (i primi arrivano a 80 metri di lunghezza, gli altri li superano) appena varati, pluripremiati o ancora in costruzione e tutti super ‘customizzati’ (gli armatori decidono ogni passaggio, dalla forma dello scafo ai mobili).

Nei cantieri di Viareggio di Perini Navi si progettano e si producono yacht a vela di lusso e sotto grandi impalcature di tubi innocenti e pannelli di protezione si scorgono le linee accattivanti di un ketch a vela in costruzione. Lungo 60 metri con scafo ‘crudo’ interamente in alluminio, attende di essere completato così come deciso dall’armatore (top secret le sue generalità). E’ un Perini anche l’iconico Maltese Falcon, clipper di 88 metri che ha fatto incetta di premi nel mondo per il suo sistema velico e per la tecnica di rotazione degli alberi che seguono fluidamente la direzione del vento. Varato nel 2006 per il magnate californiano Tom Perkins, amministratore della Hewlett-Packard Computers che, si dice, abbia ceduto la sua Bugatti d’epoca per contribuire al finanziamento del costo d’acquisto (che resta riservatissimo). I più appassionati Paperoni di questi velieri sono gli americani, seguiti dagli italiani (siamo fra i velisti più esperti, riferiscono i manager del cantiere). In un laboratorio affianco si testano l’apertura a la chiusura delle vele e le capacità dei ‘captive-winch’ inventati dallo stesso fondatore, Fabio Perini, nel 1983 che voleva gestire il più possibile da sé il suo veliero con un equipaggio ridotto. Si tratta di un raffinato sistema di verricelli automatici, collegati fra loro da un’unica scotta che scorre nascosta, mossi da motori elettrici e valvole pneumatiche che facilitano le manovre. A La Spezia invece nascono i mega e i giga yacht a motore firmati Perini e sul tavolo degli ingegneri si scorge il progetto di un giga-yacht da 100 metri.
Cosa chiedono questi ricchissimi armatori per le loro barche? Risponde Lamberto Tacoli, presidente e amministratore delegato Perini Navi e presidente dell’associazione Nautica Italiana: “Sta terminando l’era dei ‘castelli del mare’. Penso che la crisi economica abbia dato anche qualche buon frutto: meno sfoggio e più attenzione ai costi. Nel settore della vela scorgo meno ‘ego’. I velisti sono esperti e cercano una tecnologia di altissimo livello ma facile da usare, navi multifunzionali e anche nel campo dei mega yacht a motore ora vince la funzionalità e l'eleganza minimalista”.
Nella nautica di lusso niente è fatto in serie, a motore o a vela tutto è ‘customizzato’ e ogni armatore ha le sue esigenze.

Gli storici cantieri Benetti risalgono al 1873 e, dopo due guerre mondiali e molte vicissitudini oggi godono di una eccellente salute e una lunga lista di progetti da realizzare. Oggi di proprietà del Gruppo Azimut|Benetti, producono i più grandi mega e giga yacht al mondo e nell’intera area (200.000 mq a Livorno e 40.000 a Viareggio) vi lavorano 2.000 persone. Il cliente decide partendo da un foglio bianco e dall’idea alla realizzazione fino al varo tutto viene filmato e montato in ‘video emozionali’ che vengono consegnati all’armatore e alla famiglia. “Da dicembre ad oggi abbiamo varato 3 giga-yacht in soli 100 giorni, un vero record per il settore, - spiega Franco Fusignani, amministratore delegato Benetti. - Il più grande giga-yacht che abbiamo varato questo anno è di 108 metri, ha un eccezionale rapporto di 1.000 mq per gli spazi esterni e 1.500 per gli interni. Inoltre il motor yacht “Spectre” di 69 metri, battezzato così dall’armatore perché molto legato ai film di James Bond, è stato appena premiato al World Superyacht Awards come migliore yacht della categoria”.
Salendo sulle impalcature che celano questi gioielli del mare in costruzione si scorgono nicchie interne dove saranno collocate opere d’arte di valore inestimabile (sculture, quadri e non mancano i Picasso, garantisce Fusignani); pavimenti in legno riscaldato (l’aria condizionata pompa nelle sale aria ghiacciata ma i piedi si freddano e si rischia un raffreddore), tender (copia fedele dello yacht realizzato in misure ridotte che vanno dai 15 ai 25 metri), aree per eliporti. Poi oblò ‘troncoconici’ (unici al mondo realizzati solo da Benetti al costo medio di 20 mila euro l’uno). Seguono saloni lunghi 14 metri larghi circa 9 con pareti e vetrate a scomparsa così da trasformarsi in spiagge e terrazze attrezzate sul mare. Tavoli da pranzo per 20 persone, vasche delle sale da bagno scavate in pezzi unici di marmo; sundeck con vasche idromassaggio e divani, night club nell’ under lower deck (3 metri sotto il livello del mare, con oblò di acquari virtuali, consolle di marmo del Madagascar con inserzioni di cristalli e ascensore diretto alle camere). L’equipaggio? Una trentina di persone. E il timone? L’innovazione lo ha reso superfluo, i giga yacht si comandano con un joystick e con tavoli da carteggio completamente interattivi.
I prezzi? Top secret. Chi compra i super yacht? Impossibile sapere nome e cognome. “Mondo arabo, americani ed Europa ‘ricca’ sono i clienti più assidui. Iniziano con un super, poi passano al mega e al giga. Oppure nel refitting dell’ultimo modello acquistato ci chiedono di allungarlo, - conclude Fusignani.
Chiude il tour lo storico cantiere Baglietto a La Spezia. Più di 160 anni di storia, specializzato nella costruzione di megayacht di lusso che vanno oltre i 60 metri, annovera armatori di prestigio fin dagli albori: da Gabriele D’Annunzio a Guglielmo Marconi, da Karim Aga Khan a Gianni Agnelli, Peter Sellers a vari principi e re, da Carlo Salvi al profumiere Serge Kotovsky. Oggi le generalità degli armatori sono diventate top-secret e nel cantiere, fra griglie di tubi e pannelli di protezione si scorgono quattro super yacht in costruzione parallela. Il primo, 55 metri, sarà varato a La Spezia il 6 luglio ed è di un armatore europeo, l’altro di 54 metri è di un armatore sud americano ed un 40m per un cliente americano oltre ad un 48m in fase di carpenteria. E’ un cantiere boutique, tutto è fatto su misura. Vengono realizzate 3 o 4 barche all’anno ed effettuati una decina di refit. Lavorano in cantiere 250 persone al giorno e a giugno sarà realizzato un capannone in più. Baglietto ha sfornato scafi da sogno, inventato il primo yacht a motore, i primi idrovolanti e i mas della seconda guerra mondiale. Poi ha conosciuto momenti alterni fino all’arrivo della famiglia Gavio che ha ricominciato a investire rilanciando il marchio nel mondo “guardando al futuro ma senza mai perdere di vista la nostra tradizione che è unica – commenta Michele Gavino, CEO Baglietto. Abbiamo investito molto, sia nelle strutture produttive che nell’organizzazione aziendale e nel creare una nuova gamma che rispondesse alle esigenze del mercato. Gli armatori oggi vengono da noi perché siamo in grado di offrire un prodotto totalmente su misura, di grande qualità e tecnologicamente avanzato”.

 

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