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Renzo Arbore: "io e le mie 100 radio"

Renzo Arbore: "io e le mie 100 radio"

Maestro - designer racconta rapporto del cuore con "oggetti che a me paiono giocattoli"

15 novembre 2019, 16:57

di Agnese Ferrara

ANSACheck

Renzo Arbore collezionista di radio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Renzo Arbore collezionista di radio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Renzo Arbore collezionista di radio - RIPRODUZIONE RISERVATA

La radio rinasce dal design che da sempre l’ha valorizzata e dal nuovo segnale digitale-DAB che, ci si aspetta, rinnoverà il mercato. Mezzo di comunicazione per eccellenza fin dagli albori degli anni ’20, è sopravvissuta (anche rosicchiandone l’audience) alla carta stampata, alla tv ed ora ad internet ed ai social con i quali si sta integrando alla perfezione. L’oggetto radiofonico stimola inoltre la fantasia degli architetti tanto che alcuni modelli d’epoca sono diventati oggetto da collezionismo per una folta schiera di appassionati in crescita in tutto il mondo. Sulla spinta del nuovo sistema di segnale digitale DAB (digital audio Broadcasting) che in Italia sostituirà del tutto le onde FM in modo obbligatorio a partire dal prossimo gennaio, gli apparecchi radiofonici sono in grande spolvero e nuovi modelli si sommano ai classici con design innovativi e tecnologia all'avanguardia. In attesa delle radio del futuro che, prevedono i designer, proietteranno ologrammi nell’aria mostrando finalmente anche le immagini che ad oggi non ci sono. L'amore per le radio vintage e la spinta innovativa che gli apparecchi stanno subendo in questi anni li racconta ad Ansa Lifestyle il maestro Renzo Arbore che con un gruppo di designer, produttori e distributori radio hanno ricordato il primo collegamento via radio fra Roma, Napoli e Milano avvenuto il 14 novembre 1929.

La radio oggetto di design si coniuga in moltissime forme. Si va da apparecchi mini, da comodino, da cucina, salone e sala da bagno ai nuovi ibridi che uniscono la connessione internet al segnale DAB, ai CD e ai DVD e allo schermo per i video. “E’ tempo di ‘altra radio’ grazie al design che guarda al futuro e sforna oggetti ideali da regalare, collezionare e ascoltare tutti i giorni, a casa, appena svegli, nella sala da bagno, in ufficio e durante i viaggi in auto, - ha affermato Renzo Arbore, appassionato collezionista di radio (ne possiede un centinaio e non ha perso una uscita dei sessanta modellini in miniatura di radio, perfettamente funzionanti, venduti nelle edicole della penisola nei primi anni 2000).
Amato innovatore e conduttore di trasmissioni radiofoniche originali e di grande successo fin dagli anni ‘60, Arbore ora firma anche una collezione di nuove radio a tecnologia DAB, La Miami Swing by Renzo Arbore. Alla presentazione a Roma del nuovo modello della linea, Jonathan dalla linea che richiama il volo di un gabbiano e che porta la firma degli architetti-scenografi Alida Cappellini e Giovanni Licheri, l'artista ha raccontato ad Ansa Lifestyle il suo rapporto con il mondo della radio e della radiofonia. “Dalla radio meravigliosa che mio padre aveva sulla scrivania, una Phonola di Castiglioni , a quella vicino al comodino alla radio-grammofono Marelli fino alla radio che ho costruito da giovane io stesso, una radio a galena che funzionava senza batterie ma impiegando delle cuffie lasciate a noi ragazzi dagli americani e che captava i segnali radio nell’aria attraverso la pietra galena, da sempre sono stato affascinato da questi oggetti che paiono giocattoli”.

"La radio negli anni sessanta era un mezzo di comunicazione per un pubblico adulto ma i giovani iniziarono ad avvicinarsi e a gustarla con la partenza della trasmissione Bandiera Gialla, ideata da me con l'amico Gianni Boncompagni. A questa seguirono altre trasmissioni come Per voi giovani e Alto Gradimento che ruppero gli schemi della tradizione radiofonica. Quando iniziammo io e Gianni in radio non si parlava, potevano farlo solo gli speakers e noi fummo i primi a fare i conduttori. Avemmo il coraggio di fare ascoltare per primi i Beatles agli italiani mentre c’erano delle resistenze della produzione. Avemmo coraggio, senza l'appoggio di molti. Luciano Rispoli accettò la nostra proposta di fare Bandiera Gialla a patto che fosse una trasmissione settoriale, di nicchia. Invece divenne la radio ascoltata in massa dai giovani e fece grande concorrenza alla televisione. Oggi atti di coraggio del genere non ne vedo. Invece è l'ora di ideare, ad esempio, nuovi progetti come una radio jazz che non esiste. La radio più coraggiosa è rimasta Radio 3. Un grande atto di coraggio sarebbe anche quello di reinventare i disc jockey d’autore, quelli veri che scelgono la musica. Invece oggi si preparano le play list che snaturano l'ascolto. Forse l’unico vero dj oggi è Gegè Telesforo. C’è molto da lavorare in radio dove la musica leggera italiana è anche sottovalutata. Andrebbe creata una grande antologia ma spero che la faranno i posteri. Io per ora ho dei progetti soprattutto televisivi e d'orchestra”.

Il futuro della radio come oggetto invece lo prevede l’architetto Giovanni Licheri: “La radio ha enormi potenzialità ancora non sfruttate. Ci sono dei progetti di modelli in grado di proiettare ologrammi nell’aria della stanza mostrando finalmente anche le immagini”.

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