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Carta da parati, una storia tutta da colorare

Carta da parati, una storia tutta da colorare

Corsi e ricorsi della moda in un libro con pagine per art-therapy

17 giugno 2016, 15:00

Redazione ANSA

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Il libro delle carte da parati da colorare di Natalia Price-Cabrera (Logos edizioni) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il libro delle carte da parati da colorare di Natalia Price-Cabrera (Logos edizioni) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro delle carte da parati da colorare di Natalia Price-Cabrera (Logos edizioni) - RIPRODUZIONE RISERVATA

''O se ne va quella carta da parati o me ne vado io'': la frase è di quel genio di Oscar Wilde ma la dice lunga sull'abitudine di decorare le pareti e di quello che a livello di gusto estetico può scatenare. La storia delle carte da parati è lunga e affascinante, fatta di alti e bassi, corsi e ricorsi della moda, talvolta un uso ritenuto volgare, altro trendy. Ora, dopo qualche anno di muri dipinti di bianco minimalista che hanno provocato quasi l'estinzione dei negozi specializzati, la carta sta vivendo una ritrovata popolarità.

Il libro delle carte da parati da colorare di Natalia Price-Cabrera (Logos edizioni http://www.libri.it/il-libro-delle-carte-da-parati-da-colorare?search=carte%20da%20parati)  offre lo spunto per fare un po' di storia con immagini molto suggestive.  

E anche da colorare, per divertirsi con l'art-therapy. Per ciascuna epoca ricostruita ci sono nel libro carte da parati da colorare a piacere. Per i puristi, in fondo al libro per ogni epoca c'è una palette di colori che riproduce quelli più in voga al tempo. Infine, i divertenti collage forniscono di volta in volta un contesto e un’ambientazione tridimensionali, oltre alla possibilità di raccontare una storia.

L'affascinante storia delle carte da parati, dal '400 al futuro

Guarda alcune immagini del libro di Natalia Price-Cabrera

Abbellire le pareti è un'attitudine primordiale se pensiamo alle pitture rupestri dei primi uomini . Le prime carte furono un sostituto più economico dei ricchi arazzi dei palazzi nobiliari del '400. Infatti, la vicenda è legata a doppio filo alla nascita e allo sviluppo dell’industria della carta e delle tecniche di stampa con blocchi di legno. A partire dal XV secolo, la stampa e la produzione della carta erano considerate attività fondamentali per la diffusione dei testi, ed è proprio sul retro di pagine di letteratura messa al bando che furono stampati i primi motivi decorativi per carta da parati. Le prime tracce documentate di carta da parati in Occidente risalgono al 1481, a una commessa di Luigi XI di Francia, mentre gli esemplari più antichi tuttora conservati sono datati 1509 circa, sebbene siano stati portati alla luce solo nel 1911, sul soffitto di alcune stanze nel Christ’s College a Cambridge, “un motivo formale di melagrane ispirato al damasco italiano''.

I primi tentativi di “carta da parati” erano singoli fogli di carta straccia su cui si stampava con blocchi di legno. I motivi decorativi potevano essere geometrici, stampati a partire da un unico blocco di legno inciso, o più complessi, composti di parti diverse da stampare con un numero maggiore di blocchi. I motivi decorativi venivano stampati in bianco e nero e gli inchiostri colorati applicati successivamente tramite stencil. Questi fogli singoli erano chiamati “domino”: per funzionare come motivo decorativo ripetuto e superare la prova del tempo dovevano tuttavia essere uniti. Questo avvenne nel XVII secolo, con la comparsa dei primi rotoli composti da 12 fogli singoli uniti e incollati insieme dopo la stampa, per una lunghezza totale di circa dieci metri, la lunghezza standard ancora oggi dei rotoli di carta da parati. Ci vollero quasi un secolo e molti prodigi della tecnologia per arrivare a produrre un unico rotolo di fogli singoli incollati insieme prima della stampa: fu un vero e proprio evento nello sviluppo della carta da parati, che consentì ai disegnatori di sperimentare motivi ripetuti di dimensioni di gran lunga superiori a quelle del foglio singolo.  

Come conseguenza di questa evoluzione, si verificò un interessante cambiamento di mentalità: ora la carta da parati non si limitava più a imitare superfici e finiture esistenti come legno, tessuti o marmo, ma iniziò a distinguersi per i motivi decorativi, ricercata da quelle stesse classi benestanti che in precedenza l’avevano snobbata. In questo periodo l’industria inglese del settore conobbe una tale fioritura che nel 1712 la Regina Anna dichiarò la carta da parati un bene di lusso, introducendo una tassa sulla carta “dipinta, stampata o macchiata che venisse usata a guisa di tappezzeria da parete. Per aggirare la tassa, la carta veniva colorata a mano dopo essere stata applicata alle pareti”.

L’Inghilterra non deteneva tuttavia il monopolio del settore: il commercio di “carte cinesi” con l’Estremo Oriente era molto fiorente, gli americani erano importatori entusiasti e i francesi si avvantaggiarono della tassa inglese per puntare alla clientela più abbiente con i loro motivi decorativi creati da designer di grande talento. Verso la fine del XVII secolo divenne sempre più chiaro che, per progredire, l’industria doveva trovare il modo di stampare rotoli continui a costi inferiori per rendere la carta da parati un prodotto accessibile alle grandi masse. Nel 1785, il francese Christophe-Philippe Oberkampf inventò la prima macchina per stampare carta da parati e nel 1839, in Inghilterra, Charles Harold Potter creò una macchina per la stampa a quattro colori in grado di produrre 400 rotoli di carta da parati al giorno.

“Ogni colore richiedeva un cilindro a parte e i pigmenti sintetici come il blu oltremare e il giallo cromo venivano fatti andare su rotoli continui di carta realizzata in pasta di legno invece che in fibra di cotone e lino, il che ridusse notevolmente i costi di produzione”. Nel 1850 si stampava già a otto colori, nel 1874 a venti.

Le macchine erano diventate un elemento irrinunciabile, e grazie a questi progressi tecnologici strabilianti la produzione crebbe esponenzialmente e i prezzi crollarono. La carta da parati era ormai uno strumento economico ed efficace per ravvivare le stanze anguste e male illuminate delle case vittoriane. “In Francia, l’uso delle nuove tecnologie scatenò un’ondata di carte da parati con trompel’oeil di festoni in tessuti opulenti, mentre in Inghilterra fu la volta di carte disseminate di fiori iperrealistici. Il vittoriano medio le adorava, e ricopriva le pareti del salotto di casa con rose talmente realistiche da sembrare tridimensionali”.spiega Charlotte Abrahams.

Tuttavia, per quanto prolifica e ricca di varianti sia stata l’epoca vittoriana, il periodo d’oro della carta da parati arrivò con gli anni Venti del Novecento. I designer non si ispiravano più solo al passato, ma iniziarono a guardarsi intorno, incorporando elementi cubisti e futuristi nei loro lavori, cosa che li rendeva quanto mai freschi e innovativi. Il XX secolo, a partire dagli anni Trenta, ha avuto una relazione burrascosa con la carta da parati. Tra i designer e gli artisti che hanno lasciato il segno in questo settore vanno ricordati, per citarne alcuni, Dorothy Draper, Mary Quant, Charles Rennie Mackintosh, Lucienne Day, Peter Hall, Laura Ashley, Sir Terence Conran, Andy Warhol, Celia Birtwell, Vivienne Westwood, e Barbara Hulanicki.

La storia continua: Think Big Factory, un’azienda spagnola, ha sviluppato una carta da parati che, grazie a sensori di movimento, proiettori e webcam, funziona come un’interfaccia informatica. E nel 2012, inoltre, alcuni studiosi hanno annunciato di aver sviluppato una carta da parati abbastanza forte e flessibile che, in caso di terremoto, sarebbe in grado di evitare il crollo di un muro di mattoni.

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