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Mafie, Marche non più isola felice

Mafie, Marche non più isola felice

Rapporto LiberaIdee, attività principale traffico stupefacenti

SENIGALLIA (ANCONA), 22 febbraio 2019, 17:54

Redazione ANSA

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Le Marche non sono più un'isola felice per quanto riguarda la presenza della mafia, eppure solo un marchigiano su cinque lo reputa un fenomeno preoccupante e socialmente pericoloso. È uno dei dati principali che emergono da LiberaIdee, il rapporto sulla percezione e presenza delle mafie e della corruzione nelle Marche presentato da Libera oggi a Senigallia, alla presenza del Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Ancona Sergio Sottani, del presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo e di Stefano Busi, della presidenza di Libera. Il questionario è stato sottoposto a 300 persone che hanno indicato come attività principali delle mafie nelle Marche il traffico di stupefacenti (70%), lo sfruttamento della prostituzione (32%) e del lavoro nero (31%), la corruzione dei dipendenti pubblici e gli appalti truccati (entrambi al 20%). Un marchigiano su quattro dichiara di conoscere personalmente qualcuno coinvolto in pratiche corruttive (aver ricevuto o aver offerto tangenti e/o favori indebiti), il che genera un sentimento di sfiducia e malcontento rivolto per lo più a esponenti di partiti e governo. Citando la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, il procuratore Sottani ha evidenziato come la regione sia "appetibile per la criminalità organizzata", innanzitutto per il riciclaggio di denaro sporco. Cambiano le modalità delle cosche mafiose che secondo Sottani non si manifesteranno quasi mai in modo tradizionale e violento nelle Marche ma operano soprattutto in modo silente nel sistema degli appalti. "Le Marche sono considerate a rischio come una regione che potrebbe divenire presto una nuova frontiera dove le criminalità organizzate potrebbero rivolgere i propri affari - ha dichiarato il presidente dell'Assemblea legislativa Mastrovincenzo -, i reati di stampo mafioso sono in aumento, come l'omicidio del fratello del collaboratore di giustizia a Pesaro nel giorno di Natale: episodio che deve farci riflettere e tenere alta la guardia perché non siamo più un'isola felice". All'iniziativa erano presenti i psrenti di Attilio Romanò, a cui è stato dedicato il gruppo Libera di Senigallia: era un giovane imprenditore nel settore della telefonia e informativa che venne ucciso nel 2005 dalla camorra a Napoli per un errore di persona.
   

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