Sono stati approvati dalla Regione
Lazio 23 progetti di ristrutturazione dei beni confiscati alla
criminalità organizzata per un importo pari a 1,1 mln di euro.
Entro gennaio verranno finanziati i progetti presentati dai
comuni di Acuto, Marino, Latina, Genzano, Ardea, Velletri,
Gaeta, Ferentino, Ladispoli, Nettuno, Sacrofano, Cassino,
Sabaudia, Aprilia, Municipio III e Municipio VIII. Mentre entro
fine febbraio verranno finanziati i progetti dei comuni di
Formia, Arce, Sant'Oreste e Pomezia. Sono stati finanziati
inoltre i progetti dell'Associazione Spazio Chora di Fiano
Romano e dell'Associazione Alternata Silos di Formia.
"La Giunta regionale - ha spiegato il Presidente della
Regione Lazio, Nicola Zingaretti - è da sempre impegnata nella
lotta alle mafie e la restituzione alla collettività dei beni
confiscati rappresenta senza dubbio la risposta più concreta
alle richieste dei territori e alle esigenze dei cittadini.
L'obiettivo è quello di creare sinergie per sviluppare un
sistema condiviso per il riutilizzo sociale dei beni confiscati.
È una sfida che mette in rete gli Enti Locali, i Municipi, le
realtà del Terzo Settore, l'Agenzia Nazionale dei Beni
Confiscati e le Prefetture, ai fini di una condivisione degli
obiettivi di legalità e restituzione ai cittadini di quanto
confiscato alle mafie. Finora la Regione Lazio ha messo a
disposizione negli ultimi anni 4 milioni di euro, ma il nostro
impegno non si ferma, perché vogliamo ridare fiducia alle nostre
comunità e dimostrare che anche in questo modo si possono
combattere mafia e criminalità organizzata. Legalità significa
più opportunità per i cittadini: anche per il 2020 abbiamo messo
in bilancio risorse per 1,5 milioni di euro per la
trasformazione dei beni confiscati in beni comuni anche grazie
all'impegno della Commissione Consiliare Antimafia".
"Il territorio - ha commentato il presidente
dell'Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione
Lazio Gianpiero Cioffredi - deve essere in grado di cogliere
queste opportunità. È più forte oggi la capacità dei Comuni di
trasformare questo patrimonio in qualità e servizi, perché solo
così rendiamo la lotta alla mafia qualcosa di popolare e
diffuso. Dobbiamo essere tutti, con responsabilità, protagonisti
di questa lotta. I Comuni non possono essere lasciati soli, la
Regione Lazio fa la sua parte, ma la dimensione numerica dei
beni confiscati richiede la necessità di inserire il Lazio tra
le Regioni assegnatarie di risorse da parte del Ministero
dell'Interno".
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