É stato presentato a Catanzaro
"riCalabria", il progetto promosso dal Gruppo cooperativo Goel e
dalla Comunità Progetto Sud, "che hanno deciso di allearsi - é
detto in un comunicato - per il cambiamento della Calabria".
Don Giacomo Panizza, presidente di Comunità Progetto Sud, e
Vincenzo Linarello, presidente di Goel, hanno illustrato il
progetto e i presupposti che l'hanno generato, presenti l'attore
e regista Pif ed il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco
Oliva, delegato della Conferenza Episcopale Calabra per la
Pastorale per i Problemi sociali e il Lavoro.
"Attraverso il progetto 'riCalabria - ha spiegato don Giacomo
Panizza - abbiamo pensato di promuovere l'utilizzo di
metodologie che mettano in campo il confronto creativo e la
cosiddetta democrazia partecipativa. Un buon governo del
territorio, che riconosca e rispetti la sovranità della società
civile, si fonda e si costruisce su un patto di sussidiarietà
che non si esaurisce con le elezioni. Abbiamo il diritto di
voltare pagina attraverso un nuovo modello di governance in cui
la società civile non venga ostacolata, ma abbia un ruolo attivo
nell'elaborazione di progetti e di percorsi di cambiamento e
nell'attuazione degli stessi".
Secondo Vincenzo Linarello, "il grande equivoco sulla
democrazia è pensare che basti il voto libero e il suffragio
universale perché essa sia compiuta, con il voto che diventa una
delega in bianco di sovranità, indiscutibile fino alle
successive consultazioni elettorali. Non è così. Perché la
democrazia sia effettiva serve anche l'equità sociale ed
economica nonché la partecipazione attiva della società civile
al governo dei territori e alla soluzione dei problemi".
"Il recinto dell'antimafia, in genere - ha sostenuto Pif - fa
comodo. È arrivato il momento di diventare noi stessi i leader
dell'antimafia, senza delegare questo impegno. Chi pensava 30
anni fa che si potesse cambiare la Sicilia? Eppure è successo.
Io un'antimafia così costruttiva e concreta in Sicilia non l'ho
mai vista".
"La necessità di diventare protagonisti del proprio futuro,
senza attendere risposte dall'alto" é stata sottolineata da
mons. Oliva, secondo il quale "dietro il cancro della
criminalità organizzata ci sono tante ferite, fragilità e
povertà. Occorre partire da quelle per dare risposte concrete
senza equivoci. La Chiesa può fare molto, rimanendo fedele al
messaggio evangelico e abitando i problemi della gente".
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