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Racket: don Ciotti a Reggio Calabria

Racket: don Ciotti a Reggio Calabria

Fondatore Libera, percorso deve crescere e deve allargarsi

REGGIO CALABRIA, 05 luglio 2017, 20:16

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Non sono numeri grandi quelli di imprenditori e commercianti che a Reggio Calabria hanno denunciato di essere vittime del racket delle estorsioni, ma sono numeri significativi in un contesto ed in un territorio come questo". Lo ha detto don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, a Reggio Calabria per rilanciare l'iniziativa "ReggioLiberaReggio-La libertà non ha pizzo", promossa dal movimento sette anni fa.
    "E' un percorso che deve crescere - ha aggiunto don Ciotti - e che deve allargarsi. Nel momento in cui la magistratura sta concludendo importanti operazioni contro la 'ndrangheta è necessario avere più forza e più coraggio dimostrando che il cambiamento è possibile. Sta crescendo il numero delle persone che hanno la forza ed il coraggio di denunciare. Persone che non possono essere lasciate sole. Allora c'è bisogno che le istituzioni accelerino i tempi e le modalità per essere loro più vicine, superando le difficoltà provocate da certi meccanismi burocratici. Ed al contempo è necessario che i cittadini si assumino maggiormente la loro parte di responsabilità. La libertà è un dono che tutti noi abbiamo avuto. Chi è libero, però, deve impegnare la sua libertà per aiutare chi libero non è. Chi è senza lavoro, chi è povero, non è libero perché é schiacciato anche dalla violenza mafiosa e dalle forme di usura, di corruzione, di 'ndrangheta. Ciò che serve, allora, é una rivolta delle coscienze e dei cittadini assieme alle istituzioni serie, quelle impegnate, come la magistratura".
    "Il seme piantato sette anni fa - ha concluso il fondatore di Libera - sta crescendo. Sono 43, finora, gli imprenditori ed i commercianti che si sono ribellati al racket. E' un dato significativo a Reggio Calabria. Questo, comunque, é il tempo della responsabilità. Ognuno è chiamato a fare la propria parte.
    Occorre sconfiggere la malattia più terribile, quella della rassegnazione e dell'indifferenza. Non ha alcun senso pensare che certe cose non cambieranno mai. Non è vero!".
   

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