Il Papa ha incontrato i
400 ragazzi del 'Treno dei Bambini' e ha incoraggiato in
particolare venticinque bambini genovesi sfollati dopo la
tragedia del ponte Morandi, che ora chiamano "il mostro". Il
Papa ha poi risposto come un "nonno" alle domande dei suoi
"nipoti". Francesco, nel confidare che come tutti i bambini
amava tanto il calcio e meno lo studio, ha suggerito di non
cedere alle antipatie o all'odio verso i compagni di classe.
Anche perché, ha aggiunto, le grandi guerre cominciano spesso
proprio con i piccoli odi. Al pontefice i bambini genovesi,
sardi e napoletani, tra gli 8 e i 13 anni, hanno donato disegni,
temi e poesie. Se i bambini di Genova parlano simbolicamente
della necessità di "costruire ponti", per i piccoli della
Sardegna "i ponti servono anche per superare ogni isolamento".
Marco, tifoso della Sampdoria, ha disegnato per Francesco un
grande cuore rosso tra i due "monconi" del ponte Morandi. Giada
al viadotto ha invece dedicato una poesia.
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