ANSA) - ROMA, 25 MAG - Venticinque anni fa a Palermo fu
arrestato Totò Riina dal capitano Ultimo e dai suoi uomini dei
Reparti operativi speciali dei carabinieri. Come andò quella
caccia segreta, durata 6 mesi, iniziata dopo i boati di Capaci e
via D'Amelio? Come andò quel giorno cruciale a Palermo e i
giorni a seguire? Cosa è accaduto a Ultimo e ai suoi uomini
negli anni successivi? Lo raccontano - per la prima volta - i
protagonisti di quella impresa, in un una lunga
intervista-reportage firmata e realizzata da Pino Corrias e
Renato Pezzini per Rai1: 'Arrestate Riina!' in onda sabato 26
maggio in seconda serata - dove il capitano ultimo e i suoi
uomini raccontano di quando furono incaricati dal Comando di
dare la caccia a 'La belva', dopo le stragi di Capaci e via
D'Amelio. In video si si sentiranno parlare solo gli uomini che
nel 1993 misero le manette a Totò Riina (le interviste
realizzate in località non identificabile con un set dalla
scenografia asettica ndr). Sentiremo le voci di Ultimo, Arciere,
Aspide, Omar, Vichingo raccontare e raccontare. Sergio De
Caprio, ex Capitano Ultimo, ora colonnello, è allenato a vivere
mimetizzato da quando Cosa nostra lo ha condannato a morte. Dal
giorno in cui con la sua dozzina di uomini della Crimor, dopo
duecento giorni di indagini, appostamenti e notti insonni
bloccarono dentro al traffico di Palermo l'auto su cui viaggiava
Toto Riina, il capo dei capi di Cosa nostra, gli spalancarono la
portiera, lo sfilarono dal sedile, lo stesero sull'asfalto a
faccia in giù, gli dissero "Carabinieri! Sei in arresto" e gli
serrarono le manette ai polsi, sigillando l'ultimo giorno di
libertà di Riina, dopo 23 anni, 6 mesi e 8 giorni di latitanza.
Era il 15 gennaio 1993. Ore 9,01. Pochi minuti prima i suoi
uomini - infilati dentro la Balena, un furgone blu posteggiato
sul marciapiede opposto - avevano fotografato la piccola Citroen
guidata da Salvatore Biondino, che scivolava con passeggero a
bordo in mezzo alle sette auto meticce appostate lungo le vie di
accesso al comprensorio di ville di via Bernini 54. Aspettavano
quell'auto da quando il pentito Balduccio di Maggio aveva
riconosciuto, in una registrazione filmata davanti a quei
cancelli, Ninetta Bagarella, la moglie di Riina. Le auto degli
investigatori si mettono in scia. Un chilometro di traffico,
fino allo slargo del Motel Agip sulla circonvallazione, quando
le auto accerchiano la piccola Citroen, e i ragazzi scendono,
bloccano, arrestano, e poi filano via, senza luci, senza
sgommate, senza sirene, verso l'approdo della Caserma
Bonsignore, dove in un minuto si irradia la notizia che allaga
le agenzie di stampa, le redazioni, i telegiornali: arrestato
Salvatore Riina, il capo dei corleonesi. Da quella straordinaria
vittoria contro la mafia, la vita investigativa di Ultimo e del
suo gruppo di uomini invisibili è diventata una salita. C'è
stato lo smantellamento della squadra. Arciere è finito a
Pinerolo, Vichingo in una stazione di carabinieri ad
Alessandria, Aspide a Campobasso, Omar si è congedato. Da
venticinque anni vivono nell'ombra, questa è la loro storia.
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