È stata la squadra dei detenuti a
vincere la terza edizione della #GuerradiParole 2018. L'evento
si è tenuto questa mattina a Napoli presso il carcere di
Poggioreale e ha visto duellare i detenuti di Poggioreale e gli
studenti dell'Università Federico II sul tema del reddito di
cittadinanza. L'iniziativa, giunta alla terza edizione, è stata
sostenuta per il secondo anno consecutivo da Toyota Motor Italia
ed è organizzata da PerLaRe, Associazione Per La Retorica. Sono
partner del progetto anche la Crui, Conferenza dei Rettori delle
Università Italiane, la Casa Circondariale Napoli Poggioreale e
l'Università Federico II, insieme all'Unione Camere Penali
Italiane - Osservatorio Carcere UCPI e Carcere Possibile Onlus.
"La Guerra di Parole - ha raccontato il detenuto Salvatore - è
stata un'esperienza bella e importante. Mi ha fatto sviluppare
il senso di responsabilità. In carcere, poi, è fondamentale non
stare lì a oziare, bisogna darsi da fare. Imparare cose nuove. È
importante per sopravvivere". La Guerra di Parole "E' un gioco
che ha lo scopo di rimettere al centro l'arte della retorica -
ha spiegato Flavia Trupia, presidente di PerLaRe-Associazione
Per La Retorica - come strumento per affermare e difendere le
proprie idee. Allenarsi all'uso dell'eloquenza è importante sia
per gli studenti sia per i detenuti. I primi sono chiamati a
sostenere esami, presentare la tesi e sostenere colloqui di
lavoro. I secondi dovranno ricostruire la propria vita e
imparare a cogliere nuove opportunità, sostenendo le proprie
ragioni solo con lo strumento pacifico della parola. La Guerra
di Parole è un modo per preparare studenti e detenuti alle sfide
della vita e del lavoro".
"Per me è la prima volta - ha dichiarato Mauro Caruccio,
Amministratore Delegato Toyota Motor Italia - e sono
particolarmente colpito dall'uso di questo tipo di dialettica.
Un tema su cui si dibatte e che mette a confronto persone
opposte, diverse tra loro, che alla fine, insieme, creano valore
e cambiano le cose". Per gli studenti universitari l'iniziativa
ha rappresentato un momento importante: "Il motivo per cui ho
deciso di partecipare è stato quello di poter dare voce a chi
non ce l'ha - ha affermato Annagioia -, è stato un vero e
proprio scontro tra educazione e rieducazione, è stata molto
bella come esperienza, bella soprattutto dal punto di visto
umano". I detenuti e gli studenti si sono preparati all'incontro
con quattro incontri formativi sui temi dell'oratoria e del
linguaggio del corpo. Le due squadre, composte da 20 persone
ciascuna, hanno scelto autonomamente i loro portavoce che si
sono "scontrati" per 20 minuti ciascuno.
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