Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Bimbi a Ucciardone, Maria Falcone "giorno dolore è ora festa speranza"

Fondazione, 25 anni per legalità. Esce libro sul lavoro svolto

Redazione ANSA

(di Lara Sirignano) - PALERMO - Sono tantissimi: curiosi, allegri, eccitati, colorati, pieni di quell'entusiasmo senza freni che è solo dei bambini. Continuano a tornare ormai da anni, passandosi il testimone della memoria. E l'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, che nel 1986 fu teatro del primo maxiprocesso alle cosche mafiose, almeno per un giorno è loro. Le gabbie che ospitarono i boss sono tappezzate di disegni che raccontano Male e Bene, eroi e nemici: uno "spettacolo" straordinario che si ripete nonostante il tempo. E che arriva al termine di un percorso lungo un anno scolastico.
    Perché dietro alla conoscenza di fatti e uomini vissuti ormai solo nei racconti dei grandi, dietro alla consapevolezza, dietro agli slogan sulla legalità, che non sono solo parole, c'è un lavoro che si rinnova da 25 anni: il tempo di una generazione.
    Il tempo che la Fondazione Falcone ha dedicato all'educazione alla legalità e alla formazione delle giovani coscienze. "La mafia sarà sconfitta da un esercito di maestre elementari", scriveva un illuminante Gesualdo Bufalino ed è sulla scuola che Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato a Capaci e presidente della Fondazione che del fratello porta il nome, ha voluto scommettere. Curando personalmente le attività svolte nelle aule di tutto il Paese e incontrando gli studenti, da Trento a Trapani, in uno sforzo di condivisione di un grande progetto: raccontare a tutti cos'è la mafia e chi l'ha combattuta e mostrare ai ragazzi una via alternativa, quella della legalità. Un percorso silenzioso tra i banchi che esplode nel bunker dell'Ucciardone, ogni 23 maggio, quando Palermo viene invasa da migliaia di giovani e il ricordo di un giorno tragico per la storia italiana si trasforma in una festa.
    E' trascorso un quarto di secolo dalle stragi del '92, quando si ebbe il timore che Cosa nostra avesse vinto. Quando furono uccisi Falcone e Borsellino, eroi di uno Stato che lo Stato non era riuscito a proteggere. E per la Fondazione è tempo di bilanci. In un libro di 93 pagine, curato da Valentina Lo Voi, viene descritto con un'accuratezza che ricorda i diari delle grandi imprese, quanto in questi anni è stato fatto. "Non è stato facile trasformare il dolore di quel 23 maggio nel sentimento positivo che un cambiamento era possibile", scrive nella prefazione Maria Falcone, che del dovere della memoria ha fatto un impegno di vita. Borse di studio, progetti internazionali, attività sociali e di ricerca, organizzazione di convegni e seminari e l'educazione antimafiosa nelle scuole.
    L'elenco delle tappe percorse dalla Fondazione nel suo cammino è lungo .
    "Dal 1996 - spiega Valentina Lo Voi - la Fondazione ha ottenuto dall'ONU il riconoscimento dello status consultivo in qualità di Organizzazione non Governativa presso l'ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite). Può svolgere pertanto funzioni consultive nell'ambito delle materie ricadenti all'interno della competenza del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) con riferimento, nello specifico, ai campi dell'economia internazionale, delle problematiche sociali, culturali, educative, di salute, scientifiche, tecnologiche ed alle questioni dei diritti umani". "Oggi - dice la curatrice del libro - la Fondazione è disponibile quotidianamente, con la propria struttura, ad assistere studenti, docenti, associazioni ed enti che siano interessati a sviluppare percorsi di legalità e diffondere la cultura antimafia. La sua biblioteca viene, altresì, messa a disposizione per lo studio e la consultazione dei progetti di ricerca sviluppati dai borsisti a beneficio di studenti e studiosi interessati alle tematiche della criminalità organizzata".
    Il titolo scelto per il libro è emblematico: "In marcia da venticinque anni" . Una marcia che è partita dall'autostrada sventrata dal tritolo di Cosa nostra e non s'è mai arrestata. "La decisione di istituire la Fondazione 'Giovanni e Francesca Falcone' è stato un esempio di resilienza - spiega Valentina Lo Voi - Resilienza è un termine che deriva dalla metallurgia ed indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. Per un metallo la resilienza è il contrario della fragilità. In psicologia, la resilienza connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici, riorganizzando in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà. Resilienti non significa essere refrattari o indifferenti al mondo, significa piuttosto essere partecipi, vuol dire offrirsi al vento, esporsi al cielo 'ma con la capacità di non farsi spezzare, non farsi torcere o atterrare'".
    "Grazie Giovanni, sei riuscito ad aprirci gli occhi e a mostrarci cos'è la mafia", ha scritto un alunno delle scuole elementari in un messaggio a Giovanni Falcone, un giudice che ha conosciuto soltanto nelle parole degli altri. Negli anni, di lettere simili, ai piedi dell'albero cresciuto davanti al palazzo in cui il magistrato viveva, palermitani, turisti, studenti in gita ne hanno lasciate centinaia: la Fondazione le ha raccolte in una pubblicazione dal titolo "L'albero Falcone cresce". Sono parole di speranza, dolore, sconforto, voglia di riscatto, gratitudine per chi non ha avuto paura di morire per la sua Terra. Sono disegni di bambini in cui la mafia è vista come una piovra gigantesca che semina sangue dai tentacoli e fa paura, ma non vince, perché l'uomo in divisa, infantilmente abbozzato accanto, è più forte e la uccide. E' il trionfo del lieto fine che ricorre nelle storie dei bambini a cui è stato mostrato che un futuro diverso è possibile.
    (ANSA).
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA