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Asia Bibi assolta dalla blasfemia

Asia Bibi assolta dalla blasfemia

Storica sentenza dopo 10 anni. Proteste e minacce ai giudici

ROMA, 02 novembre 2018, 14:51

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Eloisa Gallinaro) Asia Bibi è libera. Dopo quasi 10 anni e un calvario giudiziario che ha mobilitato mezzo mondo, la donna cattolica condannata a morte per blasfemia è stata assolta dalla Corte Suprema pachistana e trasferita dal carcere di Multan in un luogo sicuro in attesa di lasciare il Paese. Ma il Pakistan insorge contro la storica sentenza che segna uno spartiacque nella storia di violenta intransigenza religiosa dello stato asiatico. Il verdetto è arrivato questa mattina: 56 pagine che sanciscono la fine di un incubo e decretano che "l'accusa ha categoricamente fallito nel dimostrare la veridicità del caso al di là di ogni ragionevole dubbio". Quindi "le accuse, come pure la condanna a morte, decadono" e dopo 3.400 giorni di prigione Asia Bibi, 54 anni e madre di cinque figli, ha lasciato la cella. Era il 2009 quando venne arrestata nel suo villaggio di Ittanwali, nel Punjab, per presunti insulti a Maometto in seguito alla denuncia di due donne musulmane dopo una lite. Nel 2010 la condanna a morte per impiccagione, e l'appello di Papa Benedetto XVI per la sua liberazione. Ma la pena capitale veniva confermata nel 2014 dall'Alta Corte di Lahore. Dopo il ricorso del 2015 è arrivata la decisione della Corte Suprema di sospendere la sentenza per approfondire il caso. Oggi le organizzazioni per i diritti umani, Amnesty International in testa, esultano insieme alla comunità cristiana per una sentenza che cerca di dare un segnale di interpretazione obiettiva della norma, ma gli estremisti islamici non ci stanno. Il Partito radicale Tehreek-e-Labbaik guidato da Khadim Hussain Rizvi ha incitato alla rivolta, minacciato di morte i giudici e chiesto ai militari di ribellarsi. Nel Paese dove la legge sulla blasfemia è facilmente oggetto di strumentalizzazioni, il caso di Asia è sempre stato una miccia pronta a far esplodere la polveriera dell'intolleranza. L'ex governatore del Punjab Salman Taseer, musulmano, fu ucciso nel 2011 per essere intervenuto pubblicamente a favore della donna. La stessa sorte e per lo stesso motivo, sempre nel 2011, toccò al ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti, cattolico, assassinato sulla porta di casa. E oggi le proteste sono esplose in tutto il Paese. Chiuse le principali vie d'accesso tra Islamabad e Rawalpindi, mentre i dimostranti sono arrivati fino al bazar di Aabpara, a poche centinaia di metri da Parlamento e Corte Suprema. Al punto che è dovuto intervenire il premier Imran Khan con un appello alla nazione per invitare alla calma ma anche per mandare un messaggio chiaro a estremisti e radicali. "Non sfidate lo Stato" e "non costringete lo Stato a compiere azioni estreme", ha avvertito Khan, rivolgendosi poi alla gente per chiarire che i mullah "non stanno aiutando l'Islam e non stanno servendo il Paese". "Non permettete loro di istigarvi alla violenza", ha esortato, cercando di far passare l'idea che ad essere contro la sentenza è solo un piccolo segmento della società. Ora Asia Bibi è tornata dalla sua famiglia, che in questi anni ha dovuto vivere nascosta. "Non vedo l'ora di riabbracciare mia madre.
    Finalmente le nostre preghiere sono state ascoltate!", aveva detto piangendo stamattina la figlia minore Eisham. Per il marito, Ashiq Masih, "è la notizia più bella che potessimo ricevere". Ma una nuova vita ci sarà solo fuori dai confini del Pakistan, forse in Spagna o in Francia, che hanno offerto asilo.
    "Abbiamo molta paura di quanto potrà succedere" in questo Paese, ha detto il suo avvocato, Saif ul-Malook.
   

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