(di Francesco Gallo) La domanda era ben
posta: "Ho visto nel film qualcosa che mi ha ricordato 'Il
vecchio e il mare' di Hemingway". Ma dalla sala la voce
stentorea di un uomo con fez bianco ha replicato con disincanto
tipicamente romano: "L'avevamo capito tutti de Hemingway, mica
solo te". Questo uno dei momenti più belli dell'incontro di ieri
al carcere romano di Rebibbia tra i detenuti e il regista e gli
attori di Non è un paese per giovani. Quarto appuntamento, sui
cinque previsti, di Altri sguardi, rassegna competitiva, con
tanto di pubblico e giuria di detenuti, che aveva appunto in
programma la proiezione del film di Giovanni Veronesi e poi
l'incontro con lui e due attori del film: Giovanni Anzaldo e
Filippo Scicchitano. E va detto che da parte del centinaio di
ospiti del carcere romano, a parte un iniziale imbarazzo
nell'incontro moderato da Laura Delli Colli, le domande non sono
mancate. E tutte adeguate. C'è chi ha difeso l'Italia da cui
fuggono i protagonisti del film di Veronesi ("nun bisogna butta'
giù 'sto Paese"), chi ha ricordato che la voglia di fuga di
Anzaldo e Schicchitano era la stessa che avevano loro da giovani
e chi, infine, ha fatto un parallelo tra le difficoltà che il
regista ha avuto a Cuba (dove è stato girato in parte il film) e
la burocrazia del carcere ("qui stamo messi uguale"). I film già
passati in concorso sono Tutto quello che vuoi di Francesco
Bruni, La ragazza del mondo di Marco Danieli e L'ora Legale di
Ficarra e Picone, mentre manca ancora Lasciati andare di
Francesco Amato, con Toni Servillo, Carla Signoris, Luca
Marinelli e Veronica Echegui che passerà giovedì prossimo. Altri
sguardi, ideata e promossa dall'Associazione Mètide, con il
sostegno del MiBACT, Direzione Generale per il Cinema, nasce per
iniziativa dell'associazione fondata dall'attrice Ilaria Spada e
Raffaella Mangini, cofondatrice di Mètide. Collabora poi con
Mètide, come consulente scientifico, Clementina Montezemolo,
psicologa psicoterapeuta. Con questa rassegna l'Istituto
accoglie un progetto articolato che va oltre i film. È prevista
infatti la creazione di uno sportello di counseling, ovvero un
supporto per il personale al lavoro nell'Istituto carcerario, e
un laboratorio che seguirà la rassegna - destinato
esclusivamente alle detenute - con un'esperienza formativa
attraverso la sceneggiatura.
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