"Bisogna diventare umili per non
dimenticare la storia, avrei potuto diventare malvagio o
razzista, ma non è successo", dice Alì Ehsani, 30 anni, che
citando Primo Levi esorta i ragazzi e le ragazze del liceo
statale De Cosmi di Palermo a fare tesoro del passato e credere
in un futuro migliore. Ad ascoltarlo ci sono gli studenti
riuniti questa mattina in aula magna, che conoscono già la sua
storia dopo aver letto i suoi libri, "Stanotte guardiamo le
stelle" e "I ragazzi hanno grandi sogni", scritti a quattro mani
con Francesco Casolo ed editi da Feltrinelli. E lui è la
testimonianza diretta di come i sogni lo abbiano aiutato a
resistere nei momenti più bui.
Alì ha otto anni quando torna a casa a Kabul e la sua casa
non c'è più: è stata colpita da un razzo e i suoi genitori sono
morti. Il bambino si siede su un muretto e aspetta il ritorno
del fratello maggiore Mohammed. Con lui si mette in cammino
verso l'Europa: siamo nel 1997 e Alì impiega cinque anni a
raggiungere l'Italia. In questo periodo gli capita di tutto:
vendere borse fatte a mano a Teheran, portare tè a Istanbul,
incontrare contrabbandieri, criminali, scafisti senza scrupoli,
ma anche una famiglia turca che lo tratta come un figlio e molti
afghani che dividono il cibo e il loro giaciglio con lui. Il
fratello di Alì non ce la fa però a venire in Europa: il suo
tentativo di raggiungere la Grecia con un canotto fallisce e lui
affoga.
A Roma, dove arriva nel 2003, dopo aver fatto piccoli lavori
saltuari e vissuto in centri di accoglienza, Ehsani ha la
possibilità di realizzare il suo desiderio più grande, ovvero
studiare. Nel novembre del 2015 consegue la laurea triennale in
Giurisprudenza e oggi insegna in un istituto professionale. Sta
anche provando a diventare avvocato e non si ferma mai. Ama
viaggiare, nonostante l'odissea della sua fuga verso la libertà,
perché "conoscere apre la mente e il cervello, è come un
paracadute, non bisogna mai mollare".
Attentissimi, i ragazzi gli rivolgono domande, stupiti e
increduli di fronte all'orrore del suo racconto: la fuga
precipitosa dopo la distruzione della sua casa e la morte dei
genitori, la reclusione in un campo di concentramento in Iran,
il viaggio dalla Grecia in Italia sotto la pancia di un tir, ma
"la mia storia ha un lieto fine perché io sono qui e ve la sto
raccontando", dice Ehsani spronando i ragazzi ad andare oltre le
apparenze e a combattere il muro dell'indifferenza. "Nella vita
ho imparato una cosa", prosegue: "niente è uguale. Non è uguale
studiare o non studiare, rubare o non rubare, delinquere o non
delinquere. E anche se uno ha avuto tante difficoltà come me,
non è scritto da nessuna parte che debba arrivare ultimo".
"Non bisogna smettere mai di leggere, comprendere la grande
importanza di avere degli insegnanti, avere fede": dispensa
consigli Ehsani, spiegando come questi valori lo abbiano aiutato
a farcela, ricordando sempre gli insegnamenti del fratello più
grande che è stato una guida al posto dei genitori e poi non è
riuscito a farcela, morendo annegato tra la Grecia e l'Italia,
rincorrendo una speranza. I ragazzi ascoltano e vanno via alla
fine dell'incontro solo dopo averlo abbracciato a lungo "per
fargli sentire che non sarà mai più solo", dice commossa Marina,
una studentessa.
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