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Appalti: Orlando, porre rimedio su Anac

Appalti: Orlando, porre rimedio su Anac

"Fiducia al ddl processo penale perché assolutamente necessario"

ROMA, 22 aprile 2017, 15:27

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Eliminare la norma è "un errore a cui va posto rimedio; anche il presidente Gentiloni si è espresso in tal senso, quindi auspico che lo si faccia tempestivamente".
    Così il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in una intervista a Liberainformazione.org, interviene sulla modifica al Codice Appalti che ha cancellato i poteri che consentivano all'ANAC di intervenire nei casi di irregolarità in via preventiva Al neo presidente dell'ANM Eugenio Albamonte che ha criticato la scelta dell'esecutivo di porre la fiducia sul ddl di riforma del processo penale, Orlando risponde che "il disegno di legge è stato ampiamente discusso sia alla Camera, nel passaggio in Commissione e in Aula, che al Senato, il cui lavoro in sede referente è stato lungo, complesso e molto approfondito. La questione di fiducia non è stata posta per mortificare il dibattito, ma per la consapevolezza che le condizioni politiche della maggioranza non avrebbero favorito una discussione costruttiva, potenzialmente migliorativa, della riforma, che è assolutamente necessaria per un serio recupero di efficienza del sistema della giustizia penale". Sullo stato delle carceri, Orlando osserva che "segnali di controtendenza ci sono stati: stiamo cambiando il carcere e il modello di esecuzione della pena, allineandoci agli altri gradi Paesi Europei. Abbiamo superato l'emergenza. Evitato la condanna della CEDU, che ha riconosciuto i nostri sforzi e ci ha indicati come un modello per altri Paesi con problematiche di sovraffollamento. Abbiamo aumentato l'utilizzo della misure alternative alla detenzione: prima che arrivassi a via Arenula il rapporto era 4 detenuti per un soggetto a misura alternativa, adesso il rapporto è 3 a 2".
    Infine, al giornalista che sottolinea come la drammatica storia di Maria Rita Lo Giudice (la giovane calabrese appartenente ad una famiglia ndranghetista che dopo la laurea e un percorso di "emancipazione" dal proprio contesto familiare si è uccisa nelle scorse settimane ndr) impone una risposta da parte delle istituzioni per tutte quelle situazioni che, ad oggi, non sono codificabili nelle figure dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, offrendo prospettiva di vita a chi intende rompere con il suo passato, ma allo stesso tempo non abbia nessun contributo da offrire alla giustizia, perché all'oscuro delle vicende criminali dei propri congiunti, il ministro dice di "condividere questo approccio". "Dobbiamo fare in modo che chi vuole rompere i legami con le organizzazioni mafiose venga sostenuto dallo Stato. Rompere quei legami è un gesto di grande coraggio. Lo Stato - conclude il Guardasigilli - non può lasciare solo chi decide di intraprendere quel percorso, anche se non è in grado di dare un contributo diretto alle indagini".
   

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