Il decreto "Sblocca cantieri", desta
"forte e viva preoccupazione" tra Acli, Arci, Avviso Pubblico,
Centro studi Pio La Torre, Gruppo Abele, Legambiente, Libera,
Sos Impresa e Kyoto Club che parteciperanno alla mobilitazione
indetta da Cgil, Cisl e Uil il 28 maggio a Roma, davanti a
Montecitorio, per chiedere al Parlamento di non convertire in
legge il Decreto 32/2019 "che, nei fatti, non sblocca alcun
cantiere. Si apra un tavolo di confronto per affrontare in modo
diverso le questioni riguardanti il Codice degli appalti".
Le associazioni si dicono "consapevoli che le opere da
sbloccare nel nostro Paese per renderlo più efficiente,
più sicuro e più moderno sono molte. Questo decreto, tuttavia,
non interviene sui veri e annosi ostacoli del sistema degli
appalti pubblici. Da un attento esame del testo del
provvedimento con il quale il Governo intende modificare
l'attuale Codice degli Appalti, pur comprendendo la volontà di
rendere più efficiente e snello il funzionamento di un rilevante
comparto economico del nostro Paese, emergono forti e concrete
criticità. Prima di tutto di natura culturale. Preoccupa,
innanzitutto, che dalla lettura del dispositivo normativo
traspaia forte la sensazione che il legislatore consideri le
regole non tanto degli strumenti di tutela, di controllo e di
garanzia dei diritti - in primis quelli del lavoro -, strumenti
di trasparenza e di prevenzione contro le possibili penetrazioni
di sistemi corrotti e mafiosi, contro la formazione di
"cartelli" di imprese che possono alterare il meccanismo della
libera concorrenza, ma piuttosto come dei "lacci e lacciuoli",
un intralcio alla progettazione ed esecuzione di importanti
opere pubbliche". "La storia, al contrario, ha insegnato che non
ci può essere sviluppo sano, investimenti, sicurezza sul lavoro,
qualità dell'occupazione e delle opere pubbliche senza legalità.
Non si comprende, sempre leggendo il testo del decreto, quali
siano le ragioni che hanno indotto il Governo ad un sostanziale
svuotamento di ANAC, organismo che in questi anni è divenuto un
punto di riferimento imprescindibile per la gestione del sistema
degli appalti pubblici, così come il ripristino dei commissari
straordinari, la ricomparsa del criterio del massimo ribasso,
l'allargamento delle procedure ad affidamento diretto
tramite negoziazione, l'aumento del subappalto, il ripristino
dell'appalto integrato che affida allo stesso soggetto sia la
progettazione che l'esecuzione dei lavori, eliminando la
progettazione indipendente che aveva lo scopo di incrementare la
qualità dei progetti, la ricerca delle soluzioni tecnologiche
meno impattanti da un punto di vista ambientale e di
inserire al meglio il progetto nel contesto territoriale e
urbano. La sensazione è che si stia tornando ad un passato che
tanti danni ha generato nella società, nella politica e
nell'economia italiana. Un passato che ha pesantemente intaccato
la credibilità e l'immagine del nostro Paese. Un passato che non
vogliamo tornare a rivivere".
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