Reinhold Messner, aiutiamo il Nepal

Alpinista chiede solidarietà per la sua seconda "patria"

Redazione ANSA MILANO

(di Michela Nana)(ANSA) - MILANO, 28 AGO - A Expo arriva il 're degli 8mila metri', Reinhold Messner. L'alpinista italiano ha scelto un giorno a Expo nelle vesti di ambassador soprattutto per portare un messaggio di solidarietà al Nepal, colpito il 25 aprile scorso da un terremoto che ha causato oltre 8 mila morti.

"Ho un forte legame con il Nepal - ha spiegato visitando il padiglione - ci sono stato almeno 50 volte, non solo per scalare". Nato a Bressanone nel 1944, Reinhold Messner è stato il primo alpinista a "fare" tutte le 14 vette del pianeta che superano gli 8 mila metri. In particolare ha scalato da solo e senza ossigeno l'Everest e il Nanga Pàrbat in Pakistan, la nona montagna più alta della Terra e la seconda sopra gli 8 mila per indice di mortalità. "Il terremoto ha colpito non solo il patrimonio culturale del Nepal - ha detto - i suoi templi, ma anche i terreni agricoli. I nepalesi hanno perso la base della loro sussistenza". Il suo appello è rivolto ai visitatori di Expo "e a tutti coloro che amano la montagna: oggi chi va in Nepal può portare non solo denaro, necessario per ricominciare, ma anche speranza, che alla popolazione serve molto. Servono speranza e mezzi per andare avanti".

Dopo aver visitato il padiglione di quella che è la sua "patria di adozione", Messner ha incontrato il pubblico a Casa Corriere e ha visitato lo spazio di Piazzetta Beretta, come testimonial di un prodotto altoatesino doc come lui, lo speck Igp. "Con Expo l'Italia ha dimostrato il suo saper fare - ha commentato - e il tema scelto è davvero geniale. Da qui esce un grande messaggio 'verde'". Tra il pubblico anche giovani e bambini affascinati dai racconti di questo uomo che ha toccato le vette più alte del mondo. "I giovani devono sapere che i temi del cambiamento climatico e della sostenibilità riguardano il loro futuro - ha spiegato -. Il mondo sta cambiando, la natura è vivace e creativa, non fa errori. C'è e deve essere rispettata e gli esseri umani a volte devono sottomettersi perché se non lo fanno potrebbe essere un suicidio". Oggi a quasi 70 anni Messner si sente più "montanaro che alpinista". Ha preso un maso, un'abitazione rurale tipica del Trentino Alto Adige e si dedica all'agricoltura di sussistenza.

Alleva yak, i bue tibetani, e ha dato vita a quella che considera la sua eredità spirituale: il Museo della montagna, con sede a Bolzano e cinque sedi "satelliti" tra Brunico e Plan de Corones in val Pusteria. Ognuna racconta un aspetto della montagna, dalla roccia, al ghiaccio, fino ai popoli delle montagne, alle vette sacre e all'alpinismo tradizionale. L'alpinismo tradizionale e l'esperienza vera della montagna secondo Reinhold Messner sono legati al nome di un altro grande alpinista italiano, Walter Bonatti, 'il re delle Alpi'. "Io e Walter avevamo una visione simile dell'alpinismo - ha concluso -. Da lui ho imparato tanto soprattutto nei suoi ultimi anni di vita, durante i quali ci siamo frequentati molto. Qualcuno aveva tentato di dividerci.... Ma forse solo perché insieme eravamo troppo forti".(ANSA).

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