Marco Balich, il creativo olimpico

Dopo Torino 2006, sua l'ideazione del 'concept' Italia

Redazione ANSA MILANO

(di Luciano Clerico) (ANSA) - MILANO, 1 MAR - Marco Balich è il creativo di Padiglione Italia. A lui, "veneziano del mondo", è stato affidato l'incarico di "ricreare" visivamente l'Italia all'Expo.

In termini tecnici si dice che a lui è stato affidato il "concept", il compito di esprimere un'idea, quella di "Italia", in termini visuali. "E' così - spiega Balich - e non è stata una cosa semplice. Ma è stato entusiasmante".

Nato a Venezia il 23 aprile del 1962, Balich è approdato a questo incarico perché fu lui, nel 2006, ad organizzare le cerimonie di apertura e di chiusura delle Olimpiadi di Torino.

Furono universalmente riconosciute come due delle cerimonie olimpiche più belle di sempre. "In quel caso l'idea fu quella di esprimere l'energia del Paese in termini sportivi. Orgoglio di appartenenza da un lato, energia sportiva dall'altro".

Con Expo, Balich si trova di fronte una necessità creativa diversa. "Quella di esprimere l'identità di un Paese partendo dalla sua cultura del cibo, lungo un percorso che porti gli italiani a trovare l'orgoglio di sé".

Per riuscirci, il creativo olimpico si è affidato alle analisi di sociologi come Aldo Bonomi e Giuseppe De Rita, con loro ha girato l'Italia regione per regione, e ha individuato, anche su loro indicazione, alcuni criteri di fondo che esprimono più e meglio di altri l'identità dell'Italia e degli italiani: il "saper fare", la "bellezza", il "limite". "Bisognava evitare che Padiglione Italia si trasformasse in una sorta di passerella di territori dove ognuno parla dei suoi prodotti tipici. Guai fosse così. Expo è ben altro". La prova è stato dunque quella di esprimere in termini visivi "tre ingredienti": la capacità tutta italiana di "fare di necessità virtù"; la consuetudine al "senso della bellezza"; la abitudine a dover "fare i conti col limite" (economico, geografico, strutturale). "Il nostro percorso è nato così, seguendo queste linee di fondo, cercando di interpretarle in chiave spettacolare, per evocare l'idea che l'Italia è un insieme di 'cose da gustare' e la bellezza ne è il denominatore comune. Da qui deriva il senso di appartenenza, e l'orgoglio conseguente. Utile per diffondere l'idea che la bellezza non va sprecata ma protetta, rispettata".

Da qui è nata l'idea dell'Albero della Vita. "L'albero affonda le sue radici nella terra e punta verso il cielo.

Esprime radicamento, ma anche un'idea di futuro. Ho pensato ai giovani, soprattutto ai giovani. Per cercare di convincerli che vale la pena tutelare questo Paese non solo bellissimo, ma unico al mondo. Mi piace pensare che entrino in Padiglione Italia e scoprano di essere dentro a una festa: di colori, musiche, idee, cibi, persone. Mi piace pensare che provino una sensazione di gioia. Ed escano dal Padiglione con una sensazione addosso, come dicendo a se stessi: 'però..., sono contento di essere italiano'".

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