Gettare il cibo nella spazzatura non significa solo sprecare
gli alimenti, ma anche l'acqua, la terra e l'energia che sono
serviti a produrli, e che a volte comportano una perdita di
biodiversità con impatti sul clima. Nel 2014, complice la crisi,
sei italiani su dieci hanno diminuito o annullato gli sprechi
domestici, ma molto resta da fare, con ogni italiano che ha
comunque buttato via 76 chili di prodotti alimentari durante
l'anno.
L'allarme arriva in occasione della seconda giornata nazionale
di prevenzione contro lo spreco alimentare in Italia. Uno spreco
che la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per
l'alimentazione e l'agricoltura, definisce "insulso" e con
"conseguenze devastanti sulle risorse naturali". L'impronta
ambientale del cibo prodotto ma non mangiato, e quindi sprecato,
ogni anno viene stimata in 3,3 miliardi di tonnellate di CO2. In
pratica, se fosse una nazione, lo spreco alimentare sarebbe il
terzo Paese dopo la Cina e gli Stati Uniti per emissioni di
anidride carbonica.
Secondo l'associazione ambientalista Wwf, il consumo di acqua
dolce collegato allo spreco alimentare, cioè l'acqua prelevata
dalla superficie o dalle falde e utilizzata per l'irrigazione, è
di circa 250 km cubici, equivalenti al flusso annuale d'acqua
del fiume Volga oppure a tre volte il volume delle acque del
lago di Ginevra. Il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1,4
miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie
occupata da terre agricole a livello mondiale. Il costo
economico diretto dello spreco alimentare dei prodotti agricoli,
esclusi il pescato, si aggira sui 750 miliardi di dollari, una
cifra equivalente al Prodotto interno lordo della Svizzera.
La responsabilità del peso ambientale dello spreco, evidenzia il
Wwf, è dei consumatori, che spendono in media 316 euro all'anno
in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza
essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo
spesso perde alimenti lungo la filiera, fino al 50%, prima
ancora che arrivino in tavola. Il problema è anche di natura
etica, se si considera che oggi, sottolinea la Fao, 805 milioni
di persone soffrono la fame, e 165 milioni sono bambini. Oltre
due miliardi di persone soffrono di 'fame nascosta', cioè non
assumono vitamine o minerali in misura sufficiente a condurre
una vita sana e attiva.
Stando a un'indagine di Coldiretti (la confederazione nazionale
dei coltivatori diretti), nell'ultimo anno il 60% degli italiani
ha tagliato gli sprechi alimentari. Tra loro, il 75% fa la spesa
in modo più oculato, il 56% utilizza gli avanzi nel pasto
successivo, il 37% riduce le quantità acquistate, il 34% guarda
con più attenzione la data di scadenza e l'11% dona il cibo in
beneficenza. La tendenza a ridurre gli sprechi cresce anche
fuori dalle mura domestiche, con un italiano su tre che quando
esce dal ristorante non ha problemi a portarsi a casa gli avanzi
con la cosiddetta "doggy bag", anche se tra questi solo il 10%
lo fa regolarmente, mentre il 23% solo qualche volta. Si
moltiplicano inoltre le iniziative per la raccolta dei cibi
avanzati in ristoranti, mense e pizzerie, ma
anche di prodotti vicini alla scadenza offerti da negozi e
supermercati, da destinare ai più bisognosi.
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