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Cibus: World food research forum, il futuro è la bioeconomia

Ridurre sottoprodotti e scarti alimentari con loro riutilizzo

Redazione ANSA PARMA
(ANSA) - PARMA, 11 MAG - La popolazione mondiale cresce a tassi vertiginosi, sarà a 9 miliardi nel 2030, mentre il tasso di fertilità del pianeta si abbassa progressivamente e il suolo coltivabile a disposizione rimane invariato con l'aggravante di alcune attività umane che contribuiscono al suo degrado. Da qui la necessità di ridurre la produzione di sottoprodotti e scarti agroalimentari rendendo i processi più efficienti e riutilizzando al massimo questi sottoprodotti. Insomma il futuro si chiama bioeconomia. E' lo scenario tracciato dalla seconda edizione del World Food Research and Innovation Forum, il forum internazionale sulla ricerca, la sostenibilità e la sicurezza nel settore agroalimentare promosso dalla Regione Emilia-Romagna con il contributo di Aster, consorzio per l'innovazione e la ricerca industriale, che si è svolto a Parma.

Studiosi ed esperti internazionali provenienti da diversi Paesi (Italia, Germania, Francia, Canada, Stati Uniti, India, Cina, Vietnam, ecc...), multinazionali e organizzazioni internazionali si sono confrontati per favorire la condivisione di ricerche e saperi sulla sicurezza alimentare e la nutrizione, per promuovere l'attuazione di politiche integrate per lo sviluppo e la cooperazione globale.

Il forum, prosecuzione ideale e concreta di Expo 2015 e dei principi sanciti dalla Carta di Milano, si svolgerà con cadenza biennale sempre nell'ambito del Cibus di Parma. Il prossimo appuntamento è previsto nella primavera del 2018 mentre nel frattempo l'attività organizzativa e di studio sarà svolta da 4 piattaforme di lavoro. Per il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini "la sfida è quella di ripensare l'organizzazione della produzione agricola puntando su innovazione e tecnologia. Settori in cui l'Emilia-Romagna è chiamata a giocare un ruolo di primo piano, per la qualità del suo sistema agroalimentare, l'eccellenza e la distintività dei prodotti, la capacità di competere sui mercati internazionali, la rete dei centri di ricerca e università e l'attenzione che da sempre dedica agli aspetti del lavoro".(ANSA).

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