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Riserve naturali degradate,in Italia soprattutto a Centrosud

Federparchi scettica, agricoltura di qualità non è degrado

Redazione ANSA ROMA
(ANSA) - ROMA, 18 MAG - In Italia si trovano soprattutto nel Centrosud le aree protette degradate dalle attività umane, secondo lo studio dell'Università australiana del Queensland pubblicato sulla rivista Science. La ricerca prende in considerazione la presenza nelle aree protette di miniere, deforestazione, agricoltura, strade, centri abitati, linee elettriche, luci notturne.

La mappa dell'Università australiana segna in rosso come aree ad intensa pressione umana i parchi regionali dell'Etna, dei Nebrodi e delle Madonie in Sicilia; i parchi nazionali dell'Aspromonte, della Sila e del Pollino in Calabria; il parco nazionale della Val d'Agri in Basilicata; i parchi nazionali del Cilento e del Vesuvio in Campania; i parchi nazionali dell'Alta Murgia e del Gargano e il parco regionale Terra delle Gravine in Puglia; il parco nazionale del Circeo e il parco regionale dei Monti Aurunci in Lazio; il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise; i parchi nazionale della Majella e del Gran Sasso in Abruzzo; il parco nazionale dei Monti Sibillini fra Marche e Umbria; il parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi in Veneto; il parco nazionale dello Stelvio fra le Province di Trento e Bolzano.

"Bisogna capire quale metodologia ha usato questa ricerca australiana - commentano a Federparchi, l'associazione che raccoglie gli enti di gestione dei parchi italiani -. Sarebbe sbagliato inserire fra le forme di degrado l'agricoltura di qualità che è sempre esistita nei parchi italiani, e che è ben diversa dall'agricoltura intensiva che porta alla deforestazione in Africa, Asia e America latina". (ANSA).

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