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Il 50% dei salmoni allevati per il ripopolamento è sordo

Università Melbourne, sopravvivenza ridotta fino a 20 volte

di Sabrina Licci ROMA

ROMA - Ogni anno miliardi di salmoni allevati in cattività vengono rilasciati nei fiumi per ripopolare gli stock selvatici ma uno su due è sordo perché è cresciuto troppo in fretta. E' quanto ha svelato uno studio condotto dall'Università australiana di Melbourne, secondo il quale questi pesci presentano una deformità negli otoliti, le formazioni ossee dell'orecchio interno che rilevano il suono. Secondo la ricerca pubblicata dal 'Journal of Experimental Biology', gli otoliti nei salmoni allevati sarebbero più leggeri e meno stabili, con una forma cristallina diversa e una quantità del minerale vaterite tre volte superiore dei loro 'cugini' selvatici. Un difetto causato, secondo i ricercatori, dalla combinazione di genetica, alimentazione ed esposizione a luce prolungata, tre fattori collegati tra loro da un elevato tasso di crescita. La sordità, secondo lo studio, riguarda comunque il 95% dei pesci di allevamento ma per il salmone la situazione si complica, essendo un difetto irreversibile, in peggioramento nel tempo che gli impedisce di percepire i pericoli. Da qui il problema di carattere ambientale, perché ogni anno miliardi di giovani salmoni allevati in cattività vengono rilasciati nei fiumi per ripopolare gli stock selvatici, ma la loro sopravvivenza è da 10 a 20 volte inferiore a quelli selvatici.

Gli otoliti sono stati utilizzati per decenni per determinare l'età e la storia della vita di un pesce selvatico, ma non per quello allevato che in teoria non ha segreti. La ricerca è stata condotta sul salmone atlantico da allevamento che ha dieci volte più probabilità di incorrere in questa deformità rispetto ai salmoni selvatici e arrivare a perdere fino al 50% dell'udito.

Per studiare il fenomeno, i ricercatori australiani si sono uniti al Norwegian Institute for Nature Research concentrandosi sui paesi con le più grandi produzioni allevate di salmoni al mondo e quindi Norvegia, Canada, Scozia, Cile e Australia. Una volta trovata la causa, ora l'obiettivo della ricerca è analizzare il processo di allevamento per trovare una soluzione.

Particolare attenzione verrà posta sia sull'alimentazione dei pesci, regolata negli allevamenti in funzione delle stagioni e della temperatura dell'acqua, ma anche sull'esposizione dei raggi luminosi, perché i pesci, come rileva lo studio, mangiano e crescono solamente durante il giorno.

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