Ripristinare la flora "nativa" di un territorio, liberandolo quindi dalle piante esotiche invasive dell'area, favorisce l'impollinazione e dà nuova linfa alla vita selvatica naturale. A questa conclusione arriva uno studio dell'Università tedesca TU Darmstadt pubblicato su Nature. Lo riporta il sito della Bbc.
La ricerca è stata condotta sull'isola tropicale di Mahé, nell'arcipelago delle Seychelles. Gli scienziati hanno riscontrato che rimuovendo piante "aliene" si favoriva l'accesso di insetti e animali alla flora nativa: api, farfalle e uccelli sono "tornati" nei luoghi interessati dallo studio in soli sei mesi. "I nostri risultati", ha spiegato alla Bbc Christopher Kaiser-Bunbury, autore principale dello studio, "suggeriscono che il degrado delle funzioni di un ecosistema almeno in parte è reversibile".
I ricercatori hanno monitorato gli insetti impollinatori in 8 aree isolate sulle sommità delle montagne dell'isola. Sulla metà di esse tutti gli arbusti "esotici", circa 40 mila piante, erano state rimosse, mentre sugli altri quattro siti la flora era rimasta invariata. Nel giro di 8 mesi la rimozione delle piante "aliene" sembrava aver migliorato il processo di impollinazione.
Nei siti "liberati" le piante producevano più fiori e attraevano più insetti impollinatori, con una conseguente maggiore produzione di frutti. E il numero di animali - api, vespe, mosche, farfalle, lucertole, uccelli - era più alto nelle aree ripulite già dopo sei mesi.