di Anna Lisa Rapanà
Era stato il contributo decisivo portato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama al tavolo del summit sul clima di Parigi a dicembre, per dimostrare che l'America è alla guida del cambiamento, legittima capofila nella firma dello storico accordo. Ma adesso la Corte Suprema americana rischia di sconfessare il presidente ponendo uno freno al piano di Obama per la promozione dell'energia pulita in casa, attraverso la riduzione delle emissioni. La massima Corte ha infatti deciso uno stop all'entrata in vigore del provvedimento, fino alla conclusione delle verifiche sulla sua legalità. Una decisione a sorpresa e un brutto colpo per l'amministrazione ma una vittoria per i 27 Stati che vi si oppongono, per la gran parte a guida repubblicana. Il 'Clean Power Plan' voluto da Obama e presentato ad agosto ambisce ad un taglio delle emissioni pari al 32% entro il 2030 e guarda ad un significativo passaggio del sistema all'energia rinnovabile. Lo fa stabilendo per ogni Stato americano un obiettivo nella riduzione di biossido di carbonio investendo poi ciascuno della responsabilità di rispettarlo. Ed e' su questo punto che l'intervento viene contestato con forza, tacciato di violare i diritti dei singoli Stati, al punto che 27 di loro (oltre la meta' di tutti i 50 Stati dell'Unione), gran parte a guida repubblicana, hanno fatto muro denunciando la 'lunga mano' del governo e lo scontro si è fatto presto di natura legale. Ma dopo che il caso e' stato respinto da una corte d'appello di Washington, è stata ora la Corte Suprema a decidere, con 5 voti a favore e 4 contrari, che il piano va fermato, almeno fino alla conclusione delle verifiche sulla sua legalità. Una battuta d'arresto che ha come prima conseguenza quasi certa l'impossibilità per gli Stati di rispettare la data di scadenza, fissata al prossimo settembre, per le proposte per raggiungere gli obiettivi posti dal piano Obama. Esultano le lobby del settore energetico e molti dei leader repubblicani che da subito si sono detti determinati a contrastare la strada tracciata dal presidente. Il procuratore generale della West Virginia, lo Stato del carbone e delle miniere, parla già di una "grande vittoria". Ma la Casa Bianca non molla ed esprime subito, con fermezza, il suo disaccordo circa la decisione della Corte Suprema difendendo il piano a spada tratta: "Il piano Clean Power si basa su una forte base legale e tecnica, concedendo agli Stati il tempo e la flessibilità necessaria per mettere a punto piani efficaci per ridurre le emissioni'' afferma, sottolineando di essere fiduciosa sul fatto che alla fine prevarrà. E' altamente probabile tuttavia che l'attuazione del piano non possa a questo punto ripartire prima della fine del mandato di Barack Obama.