STRASBURGO - Il Parlamento europeo ha approvato a Strasburgo l'obiettivo di un taglio del 40% delle emissioni delle nuove auto entro il 2030, ma il provvedimento rischia ora di restare ostaggio delle divisioni esistenti tra Paesi nell'ambito del Consiglio Ue. L'Eurocamera ha rivisto al rialzo la proposta della Commissione, che aveva indicato un target del 35% per il 2030 già difficilmente digeribile per la pattuglia di Paesi guidata dalla Germania, contrari a qualsiasi misura che possa indebolire un'industria che in Europa dà lavoro a oltre 13 milioni di persone. Gli ambientalisti hanno vinto per ora il braccio di ferro con il settore automobilistico, ma la vera partita si apre in Consiglio.
"Restiamo particolarmente preoccupati dai target di riduzione della CO2 estremamente aggressivi e dall'imposizione di quote di vendita per vetture elettriche", in quanto tutto questo "rischia di avere un impatto molto negativo sull'occupazione nell'intera catena del valore dell'automotive", ha avvertito il segretario generale dell'associazione dei costruttori auto europei dell'Acea, Erik Jonnaert. I costruttori sperano "che i governi nazionali portino un po' di realismo sul tavolo quando adotteranno la loro posizione comune sui target la prossima settimana".
Il Consiglio dovrà infatti adottare la sua posizione il 9 ottobre, in vista dei negoziati che determineranno in ultima battuta l'ammontare effettivo del taglio emissioni. Determinante sarà la posizione dell'Austria, che potrebbe proporre una posizione di compromesso per chiudere un accordo prima della fine del suo semestre di presidenza. Il Partito Popolare austriaco (Övp), al governo nel Paese, fa parte del Ppe che oggi ha presentato un emendamento - poi bocciato dall'aula - per riportare il taglio al 35%. Ma anche questo target potrebbe non soddisfare la Germania, con Angela Merkel che anche la scorsa settimana ha ribadito la sua opposizione a un riduzione delle emissioni che superi il 30%. A sostegno di Berlino una pattuglia di Paesi la cui economia dipende a diversi livelli dall'industria automobilistica europea, tra cui Romania, Bulgaria, Ungheria e Repubblica Ceca, mentre diversi Stati nordeuropei come Olanda e Danimarca sono su posizioni fortemente ambientaliste.
La decisione del Pe è stata bocciata dai costruttori, ma nel pomeriggio ha incassato il plauso dall'Associazione dell'industria elettrica (Eurelectric), secondo cui il target fissato dall'Eurocamera migliora la proposta originaria della Commissione.