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Veneto, solo da noi limiti sui Pfas, Toscana ci segue

Assessore Ambiente, ora chiaro che i limiti li ha messi Veneto

Redazione ANSA

VENEZIA - "A cinque anni dalla segnalazione del problema Pfas, le agenzie per la protezione ambientale delle altre Regioni stanno chiedendo aiuto al Veneto, e ora rileviamo che anche la Toscana ha iniziato a campionare le sue acque, riconoscendo, tramite il proprio sito di Arpat, che 'ad oggi non esiste, né nella normativa europea né nella normativa nazionale, un limite per questa categoria di sostanze per le acque potabili, se escludiamo quanto previsto dalla Regione Veneto'".

Lo afferma l'assessore regionale all'ambiente del Veneto, Gianpaolo Bottacin, ricordando che il tema Pfas viene posto all'attenzione nella sua intrinseca pericolosità per la prima volta nel 2013, dopo che uno studio effettuato dal Cnr e commissionato dal Ministero dell'Ambiente, fa emergere la preoccupante presenza di tali sostanze in Veneto, Piemonte, Emilia, Toscana, Lazio e Lombardia.

"Sulla questione dei Pfas - aggiunge Bottacin -, la nostra Regione si è attivata immediatamente, senza perdere un attimo di tempo, diventando oggi un riferimento nazionale ed internazionale, spesso sostituendosi allo Stato sulla definizione dei limiti per acque potabili e scarichi industriali".

Bottacin afferma che, insediatosi nel 2015, ha sollecitato una normativa statale e ha anche chiesto di conoscere in Commissione Ambiente della Conferenza Stato-Regioni come si stessero muovendo le altre Regioni. Dopo anni e diversi solleciti, il Ministero dell'Ambiente nel maggio del 2017 ha coinvolto le Regioni per sapere come stessero affrontando la questione e affinché fornissero un report sullo stato delle acque. Richiesta poi rinnovata nel settembre del 2017, non essendo pervenute risposte concrete da gran parte delle Regioni.

"Ora - riferisce Bottacin - dal sito dell'Agenzia Toscana si legge che "la giunta regionale del Veneto, in attesa che si pronuncino l'Organizzazione Mondiale di Sanità e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha emanato disposizioni per regolamentare la presenza (nelle acque destinate al consumo) delle due sostanze più pericolose: PFOS+PFOA non potranno superare i 90 ng/L (nanogrammi per litro), di cui Pfos non superiore a 30 ng/L, mentre per gli altri Pfas è stato previsto un limite cumulativo di 300 ng/L".

Zaia, il tempo è galantuomo. "Il tempo è galantuomo. I campionamenti che la Regione Toscana sta conducendo sulle sue acque per accertare il grado di inquinamento da Pfas sono il segno che non raccontavamo balle e che, alla luce dello studio del Cnr del 2013, questi inquinanti sono un problema di molte parti d'Italia e non solo del Veneto".

Lo sottolinea il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentando quanto riportato dal sito dell'Arpa della Regione Toscana, che prende il Veneto come riferimento per i controlli sugli inquinanti Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) nell'acqua.

"Se non ci fossero i limiti indicati dal Veneto - aggiunge - anche le altre Regioni non saprebbero da che parte affrontare il problema. L'aver investito 3 milioni per il laboratorio e le apparecchiature specifiche, l'aver messo in piedi una task force di superesperti, l'essere intervenuti subito sugli acquedotti con i filtri per garantire acqua pulita, ci ha messo nelle condizioni di essere ormai riferimento nazionale, non già perché più inquinati, ma perché siamo stati i primi ad aver studiato il fenomeno ed aver operato a tutela della gente".

"Ciò non significa - conclude Zaia - che abbasseremo la guardia, ma anzi che gli obiettivi di acqua pulita a zero PFAS e di lotta dura e serrata contro gli inquinatori restano per noi fondamentali, e su questa strada proseguiremo con la stessa determinazione".

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