Quotidiano Energia - Il risiko delle multiutility deve passare necessariamente dalle gare? Il tema torna alla ribalta sull’asse lombardo-veneto, a seguito dell’esclusiva siglata da A2A con Agsm/Aim.
A sollevare in qualche modo il problema è stato il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano, che in un’intervista al Sole24Ore ha detto di ritenere che “il modo in cui è stata scelta la strada non corrisponda pienamente alle regole del gioco”.
“Noi – ha aggiunto - aspettavamo di essere chiamati come altri, vista anche la nostra presenza e dotazione impiantistica in Veneto, per essere valutati dall’advisor ma nessuno ci ha contattato: è un passaggio che ci ha lasciato perplessi e ci rifletteremo. Vedremo come andrà la trattativa con A2A. Aggiungo anche che il caso Ascopiave dimostra che la crescita dimensionale e le partnership possono nascere anche dalle gare”.
Tali dichiarazioni hanno alimentato i dubbi di alcune parti politiche sia a Verona che a Vicenza. Nel primo caso, l’ex sindaco Flavio Tosi ha chiesto la convocazione dello stesso Tommasi in Commissione di Controllo, sottolineando come sia “strano che si voglia procedere a una mega-fusione senza passare da una doverosa gara pubblica”.
A Vicenza, in Consiglio comunale si è ieri scorsa qualche prima crepa nella maggioranza: il consigliere di FdI Roberto D’Amore ha chiesto “un approfondimento”, visto che nell’operazione “c’è la balena A2A” mentre Aim e Agsm “sono i delfini”.
Alessandra Lolli (Lista civica Rucco sindaco) ha ribattuto rimarcando innanzitutto i vantaggi del possibile accordo, contenuti nella relazione dell’advisor: +100.000 pdr e +70.000 clienti sia elettrici che gas, incremento delle Fer con +20 mln € di margini, nuove tecnologie smart city e aumento dell’Ebitda di oltre 15 mln € dalla chiusura del ciclo dei rifiuti.
“Bisognava individuare il partner giusto – ha sottolineato Lolli - e soltanto A2A risultava avere gli asset necessari, tra cui un termovalorizzatore in una zona vicina alle città di Verona e Vicenza”.
La consigliera ha ricordato come il D.Lgs 50/2016 (Codice appalti) preveda che “si possa non precedere a gara quando il servizio può essere fornito in esclusiva senza concorrenti da un unico fornitore”. E l’esistenza di tale requisito nel caso di A2A “è stato confermato dal parere positivo degli advisor”. D’altronde, ha concluso, “le gare costano e comportano dispendio di tempo” e in ogni caso “si arriverà a concludere l’operazione solo a patto che ci sia il via libera delle autorità preposte, tra cui l’Antitrust”.
Sul tema è intervenuto anche l’amministratore unico di Aim, Gianfranco Vivian: “La cosiddetta infungibilità non va considerata sul singolo asset ma sul progetto futuro, sulla possibilità di fare gare e acquisire quote di mercato nel triveneto”.
Proprio il concetto di infungibilità, previsto dall’art. 63 del D.Lgs 50/2016, è al centro della questione. E il nodo è stato già sollevato in un precedente che riguarda proprio A2A: l’operazione con Lgh.
Il deal era finito sotto il faro dell’Anac, che riteneva insussistente l’infungibilità, chiedendo quindi di procedere a una gara. L’Anticorruzione aveva di conseguenza segnalato la questione a Corte dei Conti e Antitrust, che al momento non risultano aver preso iniziative. Nel frattempo, il Tar Lazio ha giudicato inammissibile il ricorso di AemCremona, Asm Pavia, Astem Lodi e Cogeme contro la delibera Anac, ma solo in quanto quest’ultima “non costituisce una manifestazione di volontà in grado di incidere sulla sfera giuridica del destinatario ma è la mera rappresentazione di un giudizio, che può eventualmente essere accompagnato dall’invito alla stazione appaltante ad esercitare i propri poteri di autotutela”.
Al di là della questione giuridica, è però evidente che sulla scelta del partner per Agsm/Aim pesano molto le dinamiche politiche. E da questo punto di vista l’affondo di Tommasi sembra avere avuto l’impatto sperato.