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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Fotovoltaico e storage come raggiungere gli obiettivi al 2030 fissati dal Pniec

Numeri, riflessioni e scenari futuri delineati nel corso del convegno annuale di Edf Solare Italia (articolo di e7, il settimanale di QE)

e7, il settimanale di QE - Per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) la produzione da fotovoltaico dovrà più che triplicare e bisognerà stimolare la crescita dei sistemi di storage. Istituzioni, operatori ed esperti del settore ne hanno discusso ieri a Roma durante il convegno annuale di EF Solare Italia “Fotovoltaico e storage guardando al 2030”, giunto alla decima edizione. “Risentiamo della mancanza della normativa che consente di effettuare investimenti”, ha esordito Diego Percopo, amministratore delegato della società. “Oggi non si ha la possibilità di progettare interventi” nonostante “nel nostro portafoglio (quello degli associati ndr) tanti impianti abbiano bisogno di repowering e alcuni vadano quasi interamente ricostruiti”.

“Posso garantire che seguiamo tutte le indicazioni che la politica ci dà”, ha risposto nei saluti iniziali Roberto Moneta, amministratore delegato Gse, “riprenderemo gli accordi di intesa con le Regioni per l’installazione di nuovi impianti”.

Secondo i dati più aggiornati, presentati da Luca Benedetti dello staff dell’amministratore delegato del Gse, a fine 2018 gli impianti fotovoltaici erano 800 mila, per lo più al di sotto dei 20 kW, per una potenza installata pari a 20,1 GW. Lo sviluppo “tumultuoso” degli anni del Conto Energia, ha commentato Benedetti, è stato seguito da uno più “contenuto” degli ultimi anni. L’aspetto più interessante toccato dal rappresentante del Gse ha riguardato l’analisi dell’esistente, distinto tra impianti a terra e sul tetto degli edifici, e delle loro prestazioni. “La Puglia è la regione dove il FV è più presente a terra, anche per la disponibilità del territorio. Sugli edifici nel Nord Italia, forse in funzione del reddito e dell’urbanizzazione, è più presente sui tetti”. La produzione maggiore si registra negli impianti a terra del sud Italia e l’irraggiamento, tra tutti, è il fattore determinante. Incrociando i dati sulla produzione con quelli relativi ai centri di maggior consumo emerge che il fotovoltaico “nell’ultimo anno ha registrato una produzione di 23 TWh”, 20 dei quali incentivati dal Conto Energia, e che “in numerosità cresce, in potenza meno, metre in termini di produzione energetica in maniera limitata e con una debole regressione”.

Per raggiungere gli obiettivi fissati nel Pniec occorre un cambio di passo, rimarca Bendetti riprendendo le parole di Percopo. Non bisogna dimenticare l’autoconsumo sul quale il “Piano prende una posizione non timida” in abbinamento ai sistemi di accumulo. E senza tralasciare le potenzialità derivanti dai power purchasement agreement (Ppa) sui quali però aleggia “un’incognita di prezzo” considerato che “il fotovoltaico dal 2011 a 2017 ha visto diminuire il proprio valore da 77€ a 49€/MWh”.

Per traguardare il target di 75 GWh, secondo Benedetti, occorrerà “installare almeno 50 GW” e portare il numero di impianti a quasi 2 milioni.

Per il ceo di Althesys Alessandro Marangoni sarà importante concentrarsi sulla distribuzione di nuova capacità, soprattutto “nei siti bonificati e dismessi e nelle aree agricole”. Le risorse per i grandi impianti si troveranno “nei contratti per differenza, aste e registri, e nei Ppa”, per quelli più piccoli sarà strategico puntare “su autoconsumo, comunità energetiche, premi per la sostituzione dell’amianto”. Se non si interverrà con il revamping o il repowering entro il 2030 “si rischiano di perdere 5 GW di capacità”, ha ammonito Marangoni, con ripercussioni sulla “configurazione dei mercati elettrici”, sulla “gestione dei bilanciamenti e sull’over generation”. Senza dimenticare il trend mondiale, registrato dalla International energy agency (Iea), che nel 2018 ha raggiunto un “tasso di crescita del 45%” con “il costo della batteria che pesa per il 35-40%” sul totale dell’investimento. L’ascesa delle batterie non segue “la dinamica forte del fotovoltaico”, ha precisato, e la Iea stima che nel 2040 il fotovoltaico toccherà a livello mondiale 3.142 GW contro i 332 GW delle batterie. Per accelerare questo processo sono indispensabili due elementi: “Un calo più rapido di costo dello storage” e un “sistema di regole”, ha proseguito Marangoni. Così, forse, si riuscirà a superare la quota di 35 MW di storage oggi installati, cui dovrebbero aggiungersi 16 MW con la prima fase del progetto sperimentale  Storage Lab di Terna.

Nello specifico, ha spiegato Andrea Marchisio, partner di Elemens, riprendendo i dati sullo stato delle batterie elettrochimiche in Europa contenuti nello studio promosso insieme a EF Solare Italia, “ci sarà bisogno di almeno 7 GW di accumulo a pompaggio, in small scale e utility scale”. Lo storage, ha rimarcato Marchisio, “è in tutti i casi capital intensive” dunque “l’elemento di regolazione deve essere abilitante”.

Fil rouge della tavola rotonda quello definito da Percopo come “il falso problema dell’utilizzo del suolo” che ha determinato nel DM Fer 1 l’esclusione dalle aste degli impianti fotovoltaici costruiti su terreni agricoli. Criterio che “deve essere rimosso”, come rimarcato da Lucia Bormida, vicepresidente di Elettricità Futura, associazione che rappresenta i produttori del 70% di energia consumata in Italia, pensando più “ai benefici” che al costo di una risorsa fondamentale nel percorso di transizione energetica del Paese.

“è paradossale che quando si parla di green new deal non si citi il Pniec”, ha commentato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini.

“Ogni anno si perdono 125.000 ettari di terreni agricoli. Se collocassimo 40 GW di fotovoltaico a terra avremmo bisogno di 80.000 ettari”, ha dichiarato Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare.

A trarre le conclusioni Gianni Girotto (M5S), presidente della Commissione Industria del Senato. Girotto ha citato l’emendamento a sua firma presentato alla Legge di Bilancio che in tema di accumulo “spinge sulle unità virtuali di aggregazione” in accordo con i pareri raccolti da diversi stakeholder. Interessante per il senatore anche la tecnologia Vehicle to grid (V2g) soprattutto alla luce della recente apertura di Fca “a usare le future auto elettriche in questa modalità”. Sull’atteso DM Fer 2 ha dichiarato che è in fase di perfezionamento “un testo che ne anticipi l’immediata fattibilità usando la formula della sperimentazione” con la quale sarà possibile “arrivare al recepimento complessivo dopo aver acquisito i dati che ci indirizzano”. Anche se, ha ricordato, tutto “passa per il Mef”. Infine, “sull’energia condivisa non applicheremo quelli che sono gli oneri di rete diversi da oneri generali. Questo è il grosso della convenienza economica quando si parla di comunità”.