Quotidiano Energia - Prevedere criteri specifici sulla cessazione della qualifica di rifiuto “potrà avere un impatto sull’organizzazione del servizio, sui costi e sulle prestazioni ambientali delle gestioni. In proposito si rappresenta l’opportunità di valutare, nell’ambito dei processi di formazione delle decisioni in materia di end of waste, le ricadute in termini di tempistiche e costi di organizzazione delle filiere di raccolta, nonché di effettivi benefici desumibili dalle attese evoluzioni dei mercati, anche a livello internazionale”.
È quanto afferma il direttore della divisione Ambiente di Arera, Lorenzo Bardelli, ascoltato oggi in commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti (la memoria è disponibile in allegato): “L’Autorità ha da subito attribuito al tema della cessazione della qualifica di rifiuto una rilevanza centrale, tanto che, con il Quadro strategico 2019-2021, ha precisato che la regolazione tariffaria deve favorire il raggiungimento degli obiettivi di carattere ambientale, in coerenza con le direttive europee, in particolare in un’ottica di sviluppo dell’economia circolare”.
Di end of waste si parla anche nel nuovo studio pubblicato dal Laboratorio Spl di Ref Ricerche (collana ambiente, n. 135), “Decarbonizzazione a costo zero: il caso del combustibile da rifiuti”, per il quale “l’Ue ha quantificato in 111 mln/ton le minori emissioni di gas serra che l’Italia potrebbe ottenere raggiungendo gli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti e riducendo lo smaltimento in discarica. La sostituzione del carbone con Css consentirebbe di evitare 10 mln/ton di CO2 l’anno e ottenere risparmi per 700 mln di euro. Cosa stiamo aspettando?”.
Secondo il documento il DM n.22/2013 sulla cessazione della qualifica di rifiuti per il Css mostra “un bilancio pesantemente negativo”. Tra le cause del mancato rilancio di questa risorsa “un quadro regolatorio-burocratico eccessivamente rigido, l’inesistenza di un mercato e l’aperta ostilità dell’opinione pubblica”. Oltre a intervenire su questi aspetti, sarebbe utile “l’abbassamento della soglia tecnica degli impianti nei quali il Css può essere impegnato”, oltre a “una strategia nazionale che metta in rete impianti di produzione e di impiego”.