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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

E-car, le 8 ipotesi Arera sulle tariffe di ricarica

Luoghi pubblici: dai tetti di potenza agli incentivi per l’utilizzo notturno. Luoghi privati: tariffe domestiche per i box. Spinta sulle ricariche collettive (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - L’Arera mette in consultazione otto “ipotesi di lavoro” per incentivare la diffusione delle ricariche per le auto elettriche sia pubbliche che private tramite interventi sulle tariffe. 

Le proposte sono contenute nel dco 318/2019 per l’aggiornamento della regolazione tariffaria della distribuzione elettrica per il semi-periodo 2020/2023, che al tema dedica un capitolo apposito.

L’Autorità parte dalla considerazione di base per cui “in un contesto in cui è estremamente difficile elaborare previsioni affidabili in merito a quale sarà lo sviluppo tecnologico e di mercato dei veicoli elettrici, l’attenzione del Regolatore deve essere concentrata nel combinare strumenti tariffari in grado di supportare efficacemente lo sviluppo della mobilità elettrica (che la bozza di Piano Nazionale Integrato Energia-Clima, recentemente elaborata dal Governo, auspica essere molto intenso nei prossimi anni) con l’esigenza di evitare la proliferazione di punti di prelievo dedicati, realizzati per alimentare infrastrutture di ricarica che potrebbero richiedere investimenti di rete non efficienti e che rischiano di diventare velocemente obsolete dal punto di vista tecnologico”.

L’opportunità di promuovere interventi tariffari “non neutrali” dal punto di vista tecnologico (cioè, che favoriscano lo sviluppo della mobilità elettrica, come misura attuativa del Pniec), sottolinea l’Arera, deve quindi “considerare con attenzione quali ne potrebbero essere gli effetti per i consumatori e per il sistema elettrico sul medio-lungo periodo”.

Quattro sono dunque i principi cardine a cui si ispira il dco: evitare l’introduzione di distorsioni al principio generale di aderenza delle tariffe ai costi dei servizi;  non indurre una crescita ingiustificata e inefficiente dei costi per servizi di rete; stimolare il ricorso ad approcci efficienti e il più possibile “tecnologicamente neutrali”; limitare il rischio che possano insorgere abusi e conseguenti costi amministrativi per attività di controllo.

Partendo dalle ricariche pubbliche, l’Autorità mette in evidenza due aspetti. Uno: le statistiche sui volumi di energia effettivamente prelevati fino al 2017 inducono a ritenere che “l’attuale tariffa Btve (circa 18 c€/kWh per servizi di rete e oneri di sistema, indipendente dalla potenza impegnata e senza applicazione di alcuna quota fissa annua) stia già garantendo un sostegno economico importante per lo sviluppo iniziale della mobilità elettrica”. L’altro è che “sottendere infrastrutture di ricarica a punti di prelievo esistenti offre, rispetto all’alternativa di attivare un nuovo Pod dedicato esclusivamente alla ricarica, numerosi vantaggi sia per il Cpo sia per il sistema elettrico nel suo complesso”.

Il dco propone quindi quattro ipotesi. La prima contempla un tetto massimo alla potenza impegnata dal titolare di un punto di prelievo con tariffa Btve, al fine di “contenere gli incrementi dei costi di rete anche a fronte di una futura accelerazione nella diffusione della mobilità elettrica”. Ciò comporterebbe però “maggiori oneri di verifica”. La seconda propone una tariffa “Time-of-use” che tende a incentivare i prelievi fuori-picco, applicando nelle ore notturne la tariffa Btip utilizzata per l’illuminazione pubblica (1,28 c€/kWh).

La terza ipotesi è relativa all’introduzione della tariffa monomia “time-of-use” anche per le stazioni di ricarica connesse in media tensione, ma inizialmente solo a quelle con punti di prelievo dedicati, quali i depositi di autobus elettrici o le ricariche per le flotte aziendali.

Infine, vengono proposti “esperimenti regolatori” su soluzioni quali il V2G per il bilanciamento della rete elettrica, peraltro previsti dal dco sul Tide.

Venendo alle ricariche private, il principale nodo riguarda come noto i box non collegati elettricamente con l’abitazione. Pur riservandosi “ulteriori approfondimenti, con modalità come focus group e incontri tecnici”, l’Autorità anche in questo caso avanza 4 ipotesi.

La prima contempla l’estensione della tariffa domestica residenti ai box per i quali è possibile dimostrare la pertinenza con l’abitazione principale e non residenti a quelli non pertinenziali.

La seconda prevede un aumento della potenza disponibile solo in fascia F3 (fino al 70-80% in più), con la possibilità peraltro di “estendere questa ipotesi anche ai clienti domestici residenti in grado di dimostrare di disporre di una pompa di calore come unico sistema di riscaldamento, per non venire meno al principio generale della neutralità tecnologica”.

La terza ipotesi si concentra sulla ricarica collettiva (o “condominiale”), proponendo l’applicazione della tariffa monomia Btve o misure alternative che “sfruttino anche i margini di flessibilità della definizione di ‘unità di consumo’ di cui al Tisspc”.

Infine, riguardo alle ricariche presso i luoghi di lavoro si valuta di non conteggiare a fini tariffari i picchi di potenza registrati in corrispondenza della fascia oraria F3.

Il termine per le osservazioni al dco è il 20 settembre.