Canale Energia - Nonostante la paura per gli attacchi in rete dei “pirati informatici”, utenti, operatori pubblici e privati quanto sono disposti a condividere i propri dati riguardanti spostamenti e preferenze di mobilità? Considerarli come servizi connessi con l’intermodalità urbana? Integrarli nel mondo dei trasporti?
Il 27 giugno scorso, a Roma, il III rapporto nazionale sulla sharing mobility ha rappresentato un momento di confronto fra tutti gli attori coinvolti in questo cambiamento: Popmove, rete di condivisione di veicoli non utilizzati al momento; Nugo, start up del Gruppo Ferrovie, che consente di acquistare biglietti per più modalità di spostamento e coprire il tragitto cercato; Living Lab Maas, piattaforma che unisce più servizi nel comune di Torino: Gruppo Torinese Trasporti per il trasporto pubblico locale, Tobike per il bike sharing, Mimoto per lo scootersharing e Wetaxi per lo e-hail.
Esempi virtuosi all’estero sono: Voi, a Stoccolma, noleggio di monopattini elettrici per l’ultima tratta del percorso; Moia, gruppo VW, un bus/taxi che lentamente permette di vivere la città (per ora Amburgo e Hannover).
La politica, nelle parole del sottosegretario al Mit Michele Dell’Orco, propone di intervenire per incentivare l’utilizzo di auto connesse e a guida autonoma da parte delle aziende più grandi.
Il costo e la scarsa conoscenza del servizio frenano l’utilizzo in Italia dei nuovi servizi. Luigi Onorato, senior partner Fsi innovation leader Deloitte, riconosce la necessità di rendere l’offerta più accessibile e con servizi aggiuntivi per uno stile di vita sano. Ivana Paniccia, Autorità di regolazione dei Trasporti, sottolinea l’esigenza di integrazione tariffaria e universalità del servizio.
Infine, un punto su cui convergono le opinioni di tutti partecipanti è quello di una crescita orizzontale, diffusa. L’unica battaglia sarà su piattaforme e spazio pubblico: il vandalismo è un deterrente per gli operatori stranieri, è necessario formare l’utente.