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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Carbone: da La Spezia a Brindisi, gli ostacoli per i peaker gas

Nel centro ligure, sindaco e ambientalisti scettici sull’investimento da 500 mln € dell’Enel. Tamburi: centrale chiusa entro il 2021. Toti: aperto tavolo in Regione. Mozione M5S contro i progetti in Puglia (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Che la strada per la sostituzione dei 7,2 GW a carbone con i peaker gas non sarebbe stata in discesa si poteva immaginare.

Ora il fronte del no comincia a delinearsi con più chiarezza. Nello specifico, protagoniste degli eventi odierni sono le centrali Enel di La Spezia e Brindisi (ma nel centro pugliese a rischiare è anche il progetto di A2A). Da una parte, infatti, si è svolto l’annunciato convegno organizzato dai sindacati nella città ligure, che ha visto confrontarsi favorevoli e contrari, peraltro con diverse sfumature. Dall’altra, 13 senatori M5S hanno presentato una mozione che si pone l’obiettivo di impegnare il Governo a non realizzare a Brindisi nuovi impianti fossili “anche diversi dal carbone”.

Partendo dal convegno “Il futuro delle rinnovabili. Fuori dal carbone, dentro l’innovazione energetica”, che ha visto la presentazione della proposta dei sindacati per il sito (in buona parte ricalcante quella dell’Enel: 500 MW a ciclo aperto, più eventuali 300 MW Ccgt, con 8 MW FV), il primo dato da rilevare è la opposizione piuttosto netta del sindaco di Centrodestra Pierluigi Peracchini. “Abbiamo detto che il progetto così com’è lo rifiutiamo ma siamo disponibili a ragionare su altro: innovazione tecnologica, mobilità elettrica, progetti per il porto green”.

Il primo cittadino ha anche lanciato qualche frecciata contro l’Enel per aver presentato il progetto sui peaker senza coinvolgere il Comune. “Ma dell’ipotesi gas se ne parla da almeno 3 anni, noi ci stiamo semplicemente adeguando a Sen e Pniec”, ha ribattuto il country manager Italia del gruppo, Carlo Tamburi. Aggiungendo che in ogni caso Enel presenterà nel 2019 la “richiesta di uscita dal carbone per La Spezia entro il 2021”. Mentre il progetto sul peaker “lo faremo in funzione delle risposte di Mise e Minambiente, dell’approvazione del capacity market e delle scelte per l’utilizzo delle altre parti del terreno dove ora sorge la centrale”. Tamburi ha anche ricordato che il gruppo “farà anche rinnovabili integrate con accumuli dove possibile”. Mentre “da anni parliamo di mobilità elettrica e porto ‘verde’, possiamo discuterne anche con Fincantieri e Finmeccanica”.

Ma anche gli ambientalisti non paiono convinti del piano Enel, che come rivelato da Francesca Cozzani di Confindustria La Spezia “prevede un investimento di 500 milioni € dando lavoro a oltre 50 persone”.

“Facciamo un leggero passo indietro – ha detto Maria Maranò di Legambiente - e proviamo a chiedere la sospensione di questa procedura, visto anche che la scadenza per le osservazioni è molto ravvicinata: l’11 luglio”. Pur rimarcando che “bisogna evitare di cadere nel tranello centrale sì/centrale no” e mostrandosi aperta a discutere a un tavolo dove “portare idee e progetti”, Maranò ha sottolineato che “se il gas è solo una fonte di transizione non vedo come la centrale possa garantire il futuro sviluppo della città”.

Maria Grazia Midulla del Wwf ha ricordato gli esiti di uno studio voluto dall’associazione secondo cui il phase-out del carbone “può essere fatto senza nuovo gas”, ma si è detta pronta a “scavare a fondo sulla questione” per capirla meglio. Midulla ha poi auspicato che al Mise “si apra un tavolo sulla transizione energetica non solo sul phase-out”.

Ma al convegno si sono sentite ovviamente anche le voci favorevoli. Tra queste sembra di poter annoverare una di particolare rilievo: quella del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, che assieme al Governo avrà il maggior peso decisionale nell’iter autorizzativo.

“Non possiamo sempre dire: ci va bene solo se è a casa del vicino”, ha rimarcato. Aggiungendo che con i no a tutto “finiamo col produrre l’elettricità con la dinamo della bicicletta”. Toti ha poi annunciato che nei giorni scorsi è stato avviato un tavolo con Enel, sindaco di La Spezia e sindacati che “sarà allargato ad altri Comuni, alle associazioni ambientaliste e a tutti i soggetti interessati”. L’obiettivo è “discutere in modo laico per arrivare a una sintesi”, partendo dal presupposto che “il Paese ha bisogno di energia per crescere”.

Senz’altro favorevoli i sindacati. “La Spezia può essere un esempio guida per la trasformazione energetica del Paese”, ha detto il segretario generale Cisl, Angelo Colombini. Mentre per il segretario Uiltec Paolo Pirani bisogna “puntare a un’alternativa al carbone sapendo che le Fer sono un obiettivo ma non sono in condizione di fornire quei 3 GW che servono al Paese”.

Dopo avere rimarcato che “senza il lavoro l’ambiente da solo non regge la discussione”, il vice segretario Cgil Vincenzo Colla ha ricordato in particolare il caso Sardegna (oggetto dell’imminente e ultimo tavolo territoriale al Mise sul phase-out). “E’ l’unica regione in Europa che non ha il gas – ha sottolineato - se chiudo la centrale di Portovesme non c’è niente attorno, in più c’è l’alluminio e con quella centrale fanno il vapore che serve agli stabilimenti”.

Al di là delle posizioni pro e contro, è sui dati oggettivi che occorre ragionare. E il responsabile strategie di Terna Luigi Michi ha posto sul tavolo le principali questioni.

“Se si spegne 1 MW di carbone e si accende 1 MW gas – ha spiegato - cambiano molte cose: le ore di funzionamento sono meno di un terzo, così come i livelli emissivi. Inoltre, non si può decarbonizzare senza mantenere la stessa qualità del servizio per cittadini, quindi regolando il sistema in frequenza e tensione. Nel futuro le Fer saranno chiamate a dare energia, le altre risorse i servizi”.

Peraltro, a rifornire di gas le nuove centrali si candida Snam. “Lo abbiamo fatto per tanti anni e saremmo ben contenti di continuare a farlo”, ha sottolineato Massimo Derchi, responsabile asset italiani Snam. Ricordando poi le prospettive dello stesso gas liquefatto, del biogas, del P2G e dell’idrogeno (“ne abbiamo sperimentato l’iniezione nelle nostre reti al 5% ma stiamo studiando per aumentare la percentuale”, ha affermato).

Intanto, come detto, a Brindisi il Movimento 5 stelle prova a bloccare i due progetti di peaker di Enel e A2A. Una mozione presentata al Senato intende impegnare il Governo “a far sì che la transizione energetica attraverso la decarbonizzazione non preveda nuove infrastrutture per la produzione di energia da combustibili fossili anche diversi dal carbone”. Puntando invece su “sviluppo dell’economia circolare e della bioeconomia”.