Quotidiano Energia - Sta per terminare il congelamento dei prezzi dell’energia deciso alla fine dell’anno scorso dal Governo francese per placare le proteste dei gilet gialli. In particolare, dal 1° giugno la bolletta elettrica delle famiglie d’oltralpe aumenterà del 5,9%: il maggiore rialzo delle tariffe regolate da oltre 20 anni.
Ma se Parigi non può disinnescare il prossimo aumento, è fermamente decisa a ridisegnare il meccanismo di formazione delle tariffe, nel tentativo di alleviare l’onere per i consumatori entro l’anno prossimo.
In particolare, il ministro della Transizione, François de Rugy, ha messo gli occhi sul meccanismo di “accesso regolato al nucleare storico” (Arenh) ereditato dalla legge sull’apertura del mercato elettrico del 2010 (Nome), che impone a Edf la vendita di un massimo di 100 TWh all’anno ai concorrenti a un prezzo prefissato.
La riforma dell’Arenh allo studio di de Rugy prevede l’aumento del tetto di 100 TWh, allo scopo di rendere accessibile ai concorrenti di Edf un maggior volume di energia a basso costo e metterli così in grado di proporre offerte più competitive. In questo modo si otterrebbe da un lato la riduzione delle bollette e, dall’altro, lo sviluppo della concorrenza.
Per evitare fenomeni speculativi, la riforma dell’Arenh potrebbe contenere una ripartizione dell’elettricità nucleare venduta sulla base del numero dei clienti di ciascun fornitore alternativo.
Edf, per parte sua, verrebbe compensata dai maggiori volumi che sarebbe costretta a vendere con una rivalutazione dell’Arenh, il cui prezzo (42 euro per MWh) non è mai stato aggiornato dal 2012.
Il piano del ministro non piace però al colosso transalpino. Intervenendo in audizione al Senato all’inizio del mese, l’a.d. Jean-Bernard Lévy ha avvertito che proprio l’Arenh rischia di rendere inattuabile la prevista riorganizzazione di Edf, che dovrebbe vedere la creazione di una holding pubblica per il nucleare e l’idroelettrico e il trasferimento delle attività nella vendita, le rinnovabili, la distribuzione e i servizi in una nuova società di cui lo Stato potrebbe cedere la maggioranza. L’Arenh, secondo Lévy, è un “vero pericolo” e il “principale handicap” di Edf, perché “con investimenti pubblici si sovvenzionano soggetti privati, alcuni dei quali dispongono di mezzi considerevoli, disincentivandoli dal realizzare nuova capacità di produzione a proprio rischio”.
Lévy chiede perciò “una regolazione equa e duratura” che “permetta ai francesi di beneficiare del nucleare di cui sono proprietari indirettamente attraverso l’azienda pubblica Edf, che siano o meno clienti di Edf”.
Di parere diametralmente opposto i fornitori alternativi, che lo scorso novembre hanno presentato per il 2019 richieste Arenh per 133 TWh ottenendo (in quota parte) solo i 100 TWh previsti dal tetto. “Siamo stati costretti a ricorrere al mercato a prezzi superiori, con inevitabili ricadute sui consumatori”, ha spiegato al quotidiano “La Tribune” il direttore Affari regolatori di Eni France, Naïma Idir, secondo la quale “il tetto all’Arenh ha prodotto anche un aumento delle tariffe regolate, considerato che, come previsto dal codice dell’energia, tale tetto viene considerato nella definizione delle tariffe”.
Secondo l’Eni, dunque, “l’unico modo per permettere ai consumatori francesi di continuare a beneficiare della competitività del nucleare storico è eliminare il tetto all’Arenh oppure aumentarlo”.