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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Europarlamento, il quinquennio della transizione energetica

Dall’Accordo di Parigi al Pacchetto Energia passando per la riforma Ets. La prossima assemblea dovrà governare il percorso al 2030 e definire la strategia al 2050 (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Dalla sua elezione nel maggio 2014, il Parlamento europeo ha discusso e approvato a seguito dei negoziati con il Consiglio quasi 1.000 proposte legislative della Commissione Juncker. E’ in questo numero la straordinaria importanza assunta dalle istituzioni comunitarie, sempre più centrali nella definizione delle politiche degli Stati membri.

Non fanno eccezione le politiche per l’energia e il clima, del resto citate espressamente nel Trattato di Lisbona entrato in vigore dieci anni fa. Nella legislatura che si concluderà con le elezioni in programma tra un mese (in Italia domenica 26 maggio), Strasburgo ha infatti dato luce verde a una mole di provvedimenti senza precedenti, tanto per numero che per importanza.

Da citare innanzitutto il pacchetto “Clean Energy for All Europeans”, presentato dalla Commissione nel novembre 2016, che ha tracciato la rotta per il prossimo decennio attraverso 8 provvedimenti: le direttive su efficienza, rinnovabili e prestazione energetica degli edifici e i regolamenti sulla governance dell’Unione energetica e su Acer, nonché la direttiva e il regolamento sul market design.

Il pacchetto prende le mosse dall’accordo sul clima di Parigi, approvato dall’Europarlamento nell’ottobre 2016, ed è la premessa per la Strategia al 2050 che Bruxelles ha pubblicato nel novembre 2018 e sulla quale le commissioni Itre ed Envi di Strasburgo si sono già espresse lo scorso febbraio con l’obiettivo di arrivare a una posizione di principio comune con il Consiglio prima del summit Onu sul clima che si terrà il 23 settembre a New York.

Un altro importante corpus normativo adottato nell’attuale legislatura è quello per la mobilità sostenibile, per il quale Bruxelles ha presentato in tre riprese nel 2017 e 2018 il pacchetto “Europe on the Move” contenente tra l’altro il Piano di azione per le batterie e i limiti alle emissioni di CO2 di auto e van e (per la prima volta) dei veicoli pesanti.

Sempre in tema di CO2, non mancheranno di incidere profondamente sulle politiche dei Paesi europei negli anni a venire i regolamenti sulla riduzione delle emissioni di CO2 dei settori non-Ets (“Effort sharing”) e derivanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di destinazione dei terreni e dalla silvicoltura (“Lulucf”).

Insomma, se i provvedimenti adottati dalla Ue tra il 1996 e il 2010 hanno puntato alla regolamentazione del mercato interno dell’energia e alla definizione degli obiettivi al 2020, quelli concordati nell’ultima legislatura – sotto la spinta dell’Accordo di Parigi - hanno impresso in soli 5 anni una decisa svolta alla transizione.

Starà al prossimo Europarlamento e alla nuova Commissione che sarà nominata entro la fine dell’anno gestire il percorso al 2030 e quello – ancor più impegnativo - che dovrà portare all’azzeramento netto delle emissioni nei prossimi 30 anni.