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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Bruxelles: “Con target efficienza-Fer al 2030 rispettati impegni di Parigi”

“Emissioni CO2 -45% al 2030”. Con le sole misure attuali l’Italia sforerà l’obiettivo dell’8%. Rapporto in vista della Cop 24

Quotidiano Energia - Se i target al 2030 per le rinnovabili e l’efficienza, aumentati al 32 e 32,5% rispettivamente, saranno attuati pienamente, le emissioni Ue si ridurranno di circa il 45%, vale a dire oltre gli impegni sottoscritti dall’Unione con l’accordo di Parigi”. Lo sostiene la Commissione al Clima nella presentazione del progress report "EU and the Paris climate agreement: Taking stock of progress at Katowice Cop", che arriva all’indomani della risoluzione con cui l’Europarlamento ha chiesto invece un obiettivo per le emissioni del 55% al 2030, giudicando il 45% “insufficiente”.

Il report rileva che dopo essere scese del 22% tra il 1990 e il 2017, nonostante un aumento del Pil del 58%, le emissioni di gas-serra della Ue sono ora sulla traiettoria giusta per centrare l’obiettivo del 20% al 2020 e arrivare al 30% al 2030 con le attuali politiche, che saranno tuttavia rafforzate entro la fine dell’anno con la presentazione dei piani energia-clima previsti dalla governance dell’Unione energetica. In questo modo sarà colmato il gap tra le misure nazionali e i target a livello Ue.

Per sostenere la transizione, l’esecutivo comunitario ha destinato l’anno scorso il 20% del budget ad azioni legate al clima, percentuale che salirà al 25% nel periodo 2021-2027. Nel 2017, le aste Ets hanno fruttato ai 28 un totale di 5,6 miliardi di euro, spesi per circa l’80% per il clima e l’energia.

Venendo ai dati sulle emissioni, il rapporto indica negli ultimi 4 anni una riduzione del 3%, derivata in gran parte dal settore dell’energia (-11% rispetto al 2013), ma anche dai comparti edilizia e gestione rifiuti. Sul fronte opposto, sono saliti i rilasci di gas-serra dei trasporti (+7%), principalmente su strada, e dell’agricoltura.

Nel 2017, le emissioni hanno mostrato un +0,6% sul 2016, anche qui a causa dei trasporti ma anche dell’industria.

Più in dettaglio, le emissioni degli impianti inclusi nell’Ets - interrompendo una fase di riduzione che durava dall’avvio della Fase 3 nel 2013 - sono aumentare l’anno scorso dello 0,18% a seguito di un incremento del Pil del 2,4% (il più alto dell’attuale periodo di trading), con un andamento positivo per l’industria e negativo per il settore elettrico.

Quanto ai rilasci dei settori non-Ets - per i quali è stato fissato lo scorso maggio un obiettivo di riduzione al 2030 del 30% -  tra il 2005 e il 2017 si è contabilizzato un decremento dell’11%, che ha permesso di superare di 4 punti percentuali il target ad interim del 7%.

In base alle proiezioni nazionali basate sulle misure esistenti, le emissioni non-Ets saranno nel 2020 del 16% al di sotto dei livelli del 2005 (eccedendo quindi il target fissato nel 10%) e nel 2030 del 21%. Saranno perciò necessarie ulteriori misure per centrare la prevista riduzione del 30% nei prossimi 12 anni.

Nel periodo 2013-2015 tutti gli Stati membri hanno rispettato i loro obiettivi di riduzione - tranne Malta che ha però coperto il gap acquistano allocazioni annuali (Aea) dalla Bulgaria. I dati 2017 mostrano che la gran parte dei 28 hanno emesso meno delle loro Aea. Ma 8 Stati membri non riusciranno a centrare il target al 2020.

Al 2030, con le sole misure esistenti, 3 Stati (Ungheria, Portogallo e Grecia) contano di superare gli obiettivi nazionali e altri 5 di rispettarli ampiamente. Per l’Italia vi sarà uno scostamento dell’8%, che sarà più che doppio per altri 9 Paesi (tra i quali Germania, Belgio, Finlandia e Irlanda).