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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Madia, Anci e Utilitalia in soccorso dei Comuni (e di Ascopiave)

Nota interpretativa sulla legge: “In caso di mancato rispetto della data del 30 settembre sulla cessione delle partecipazioni il congelamento dei diritti di voto valido solo fino all’adempimento”

Quotidiano Energia - Che conseguenze ha per i Comuni (e le relative utility) il mancato rispetto della scadenza del 30 settembre scorso prevista dalla legge Madia per la predisposizione degli atti di cessione delle quote nelle partecipate? 
La questione è da tempo al centro delle preoccupazioni delle amministrazioni comunali, e in particolare dei soci pubblici di Ascopiave.

Ora arriva una nota interpretativa di Anci e Utilitalia che prova a fare luce sulle molte incertezze legate all’applicazione della norma. La tesi è questa: visto che la Madia già per la scadenza del 30 settembre 2017 riservata ai piani di revisione straordinaria delle partecipazioni prevedeva un’attuazione “flessibile”, tale flessibilità va estesa al nuovo termine. Per cui, nel momento in cui i Comuni predisporranno  gli atti di vendita anche dopo il termine del 30 settembre verrà meno la sanzione che li priva dei diritti di voto nelle assemblee delle partecipate. Interpretazione che, sottolineano le due associazioni, “ha peraltro un fondamento logico giuridico nel fatto che, comunque, il socio pubblico dovrà entro il 31 dicembre 2018 procedere all’adozione del piano di razionalizzazione annuale, che potrebbe contenere ipotesi di revisione delle dismissioni già deliberate”.

Rispetto all’attuazione delle procedure di alienazione indicate nella ricognizione straordinaria, prosegue la nota, “va evidenziato inoltre che potrebbero presentarsi eventuali sopravvenienze, anche non dipendenti dalla volontà dell'ente pubblico socio”. Tra queste, Anci e Utilitalia citano “l’attesa di pronunce di tribunali amministrativi o civili”.  Un chiaro riferimento alla vicenda Ascopiave, i cui azionisti attendono appunto la pronuncia del CdS dell’8 novembre che potrebbe confermare o rovesciare la precedente sentenza del Tar favorevole al socio privato Plavisgas e contraria alla fusione Asco Holding – Asco Tlc.

In caso di conferma, per i Comuni si prospettava appunto la perdita dei diritti di voto e il conseguente passaggio della gestione della holding che controlla il 61,5% di Ascopiave nelle mani di Plavisgas. Se prevalesse l’interpretazione fornita dalle due associazioni, gli azionisti pubblici sarebbero comunque sempre in tempo per approvare nuove delibere e riacquistare i diritti di voto.