Quotidiano Energia - In vista del voto lunedì prossimo della commissione Envi dell’Europarlamento sui target CO2 di auto e van post-2020, i costruttori Ue tornano a porre l’accento sui rischi occupazionali legati all’auto elettrica, rilanciando stavolta uno studio della società di consulenza Fti.
Secondo il report, la Commissione europea, pur riconoscendo che i veicoli a batteria sono meno “labour intensive” rispetto a quelli a combustione, ha infatti sottostimato gli effetti negativi sul lavoro dei nuovi obiettivi di riduzione della CO2 delle auto. Effetti derivanti dalla minore complessità dei motori elettrici e dalle diverse competenze richieste, che come rimarca Acea “possono avere serie implicazioni lungo tutta la supply chian del settore automotive, colpendo in modo sproporzionato i fornitori di componenti”.
Considerando un’incidenza delle batterie sul costo complessivo di una e-car tra il 35 e il 50%, lo studio rimarca poi che in assenza dello sviluppo di una filiera europea degli accumulatori, il valore aggiunto delle società del Vecchio Continente è destinato a diminuire. Non solo però, perché anche nel caso delle batterie made in Ue – fortemente spinte da Bruxelles – i riflessi positivi sull’occupazione non sarebbero particolarmente rilevanti.
L’industria dell’auto conta a livello europeo oltre l’11% dei lavoratori del manifatturiero, con Paesi come Italia, Germania e Regno Unito in cui questo valore supera il 20%.
"I costruttori vogliono muoversi il più velocemente possibile verso i veicoli zero-emission", spiega il segretario generale di Acea, Erik Jonnaert, "tuttavia, l'intera filiera dell’auto europea dovrà trasformarsi a un ritmo gestibile, salvaguardando l'occupazione e la redditività a lungo termine". "Questo rapporto”, conclude Jonnaert, “chiarisce che obiettivi per la CO2 eccessivamente stringenti, così come quote di vendita irrealistiche per i veicoli elettrici a batteria (i cosiddetti ‘benchmark’), potrebbero portare a gravi problemi strutturali in tutta la Ue".
I nuovi target CO2 sono attesi in seduta plenaria all’Europarlamento all’inizio di ottobre.