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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Da rifiuto a risorsa, gli obiettivi “ambiziosi” della UE sui rifiuti

Intervista all’On.Simona Bonafè

e7, il settimanale di QE - Oggi nel Parlamento Europeo si vota per approvare le modifiche al pacchetto sull’economia circolare. Un lavoro lungo e complesso che vede riconosciuto lo sforzo di diverse nazioni, tra cui l’Italia, di imprese ed enti di ricerca, inclusa l’Enea che ospita il co-location centre per l’Europa del Sud della KIC sulle materie prime (vedi e7 del 5 luglio ‘17).

Trasformare il rifiuto in residuo e, quindi, in risorsa è un’esigenza importante per un’Europa circondata da molta concorrenza e costretta in uno spazio ricco di imprenditorialità e cultura, ma scarso di materie prime.

“Un lavoro lungo, in quanto il procedimento legislativo europeo prevede diversi negoziati, e complicato, perché avevamo davanti un pacchetto per la modifica di quattro direttive: la quadro sui rifiuti; le discariche; gli imballaggi e fine vita batterie e veicoli”, sottolinea a e7 l’On. Simona Bonafè, Membro del parlamento Europeo e relatore delle modifiche apportate alle direttive. “L’idea che sottende la riforma dei quattro pacchetti è provare ad agire sul modello di sviluppo attraverso alcuni cambiamenti rispetto: il limite del conferimento in discarica, l’innalzamento dei target di riciclaggio, misure per avere sempre meno scarti e l’essere efficienti nell’uso delle risorse trasformando il rifiuto in materia prima. Le direttive sono parte di un pacchetto che comprende un Action Plan -che non è un legislativo- e in cui sono previste diverse azioni sinergiche in ambito di politica ambientale ed economica per i prossimi anni. Ad esempio la nuova strategia sulla plastica”.

Instillare una revisione del concetto di rifiuti significa anche valutare in un modo diverso il prodotto. Guardando alle direttive, vediamo come l’ economia circolare preveda il riusare e il riparare. Attività che oggi si sono perse nel background imprenditoriale, pensiamo ai piccoli artigiani o ai casi di “obsolescenza programmata” degli apparati, ma che rappresentano anche un impegno nuovo per i consumatori. “Investire sull’economia circolare significa anche investire in occupazione. Secondo alcune stime si tratta di circa 600mila posti di lavoro in più su tutta la filiera - prosegue la Bonafè - Detto ciò non c’è dubbio: l’economia circolare rappresenta un cambio di paradigma per il mondo delle imprese e dei lavoratori. Inoltre, se pensiamo alla stima fatta sugli investimenti necessari solo per mettere in campo le azioni sugli accordi di Parigi, quindi escludendo l’attività di economia circolare, parliamo di 180 miliardi all’anno. Abbiamo così una idea della portata di questa evoluzione”, sottolinea l’On. Bonafè. “Le imprese devono entrare nella logica per cui si iniziano a produrre oggetti che siano riparabili, riciclabili o riutilizzabili nelle diverse parti. Bisogna pensare e progettare in ottica di eco-design. Altro aspetto è il nuovo ruolo del consumatore che acquisisce sempre più consapevolezza scegliendo prodotti sostenibili, cosa in cui ritengo oggi ci sia molta consapevolezza. Durante il World Economic Forum gli economisti mondiali si sono interrogati sulla scarsità di risorse e sul loro uso efficiente, segno che la discussione è presente nelle agende di tutti e che non è più rimandabile”.

Si deve e si può fare ancora molto rispetto agli imballaggi, ma esistono plastiche che non sono ancora riciclabili e pertanto neanche conferibili. Pensiamo all’industria dei giocattoli dove si punta a linee green. Per mettere mano anche a questo aspetto la direttiva rifiuti guarda ad Horizon 2020. “Questo è un punto centrale del pacchetto dell’economia circolare e riguarda l’aspetto di innovazione e ricerca. La cosa di cui ci si è resi conto è che non basta prevedere solo misure e azioni, ma servono anche risorse in ricerca. Per questo Horizon 2020, il pacchetto europeo per i fondi alla ricerca, ha visto implementate le voci che prevedono lo studio sui materiali. Mentre sono stati individuati dei ‘canali preferenziali’ per realizzare le infrastrutture necessarie alla realizzazione di una economia circolare. Per restare nell’esempio della plastica, sono stati aggiunti circa 100milioni di euro.

Intanto la Commissione ha imposto un limite legislativo, dicendo che da qui al 2030 tutti gli imballaggi in plastica devono essere realizzati in materiale riciclabile (vedi e7 del 24 gennaio 2018). Rispetto al conferimento di materiale differenziato, è necessario investire in infrastrutture verdi capaci di migliorare la raccolta, ad esempio delle plastiche che oggi non è possibile separare”. I fondi non saranno solo pubblici sottolinea l’On. Bonafè: “È chiaro che ci deve essere anche un investimento del privato. Il nostro ruolo come istituzioni sarà quello di creare le condizioni per una finanza sostenibile che investa sulle infrastrutture verdi”.

Intanto tra poche ore si vota il pacchetto: come sta vivendo questo momento di attesa prima del traguardo?
Personalmente sono emozionata, perché credo in questo lavoro. È un punto di partenza verso un cambiamento importante. Non le nego che provo anche una certa soddisfazione, perché rispetto alle scadenze legislative europee, siamo riusciti a rispettare i tempi, grazie anche al supporto di un team efficiente e collaborativo. Inoltre, sono molto soddisfatta della formulazione del pacchetto, perché da una mediazione è facile avere dei risultati ‘a ribasso’. In questo caso non era semplice far conciliare le istanze del Parlamento, che sono sempre molto ambiziose, e gli interessi degli Stati membri. Invece ci siamo riusciti. Se penso ad esempio alla variazione che abbiamo inserito sui limiti rispetto al conferimento massimo in discarica in cui alcuni Stati oggi versano il 70% dei rifiuti mentre noi chiediamo di raggiungere in 15 anni i limiti del 10%, ritengo che siamo riusciti a mantenere una normativa con target molto ambiziosi. Sono convinta che avremo un voto a larga maggioranza.